Disoccupazione Usa ai minimi Torna ai livelli di 50 anni fa

Crescono i timori di surriscaldamento dell'economia Ancora su i rendimenti dei bond. Fed: «Tutto normale»

Rodolfo Parietti

Sempre più giù, quasi incurante dell'uragano Florence che ha pur mandato fuori giri la creazione di nuovi posti di lavoro: il tasso di disoccupazione è sceso negli Stati Uniti al 3,7% in settembre. Per l'America, è come salire sulla macchina del tempo: un così basso livello di gente a spasso (in tutto sei milioni di persone nell'intera Unione) non si era più visto dal dicembre del 1969. Quasi mezzo secolo dopo, e il Paese raccoglie quanto seminato da Donald Trump con i suoi tagli fiscali. I frutti sono per ora gustosi, ma rischiano di essere guastati dalla gramigna dei dazi. Il protezionismo della Casa potrebbe provocare una diminuzione del potere d'acquisto degli americani con ripercussioni sui consumi e, infine, avere ricadute negative sul mercato del lavoro.

Per ora i numeri danno ragione al tycoon e, semmai, queste cifre possono apparire preoccupanti se lette come un altro indicatore di un'economia in procinto di surriscaldarsi. Il tema è centrale, visto le implicazioni di politica monetaria che comporta. Di fronte a segnali di rialzi troppo repentini dell'inflazione e dei salari (un fenomeno, quest'ultimo, legato all'attuale situazione di quasi piena occupazione che rende più complicati i rimpiazzi delle posizioni vacanti), la Federal Reserve potrebbe infatti diventare più aggressiva sui tassi. Dato per scontato il giro di vite del prossimo dicembre, l'istituto guidato da Jerome Powell ha messo in canna altri tre giri di vite nel 2019. Il mercato, tuttavia, teme che anche il prossimo anno Eccles Building cali un poker di tassi. Queste preoccupazioni hanno dato la stura al sell-off dei T-bond visto negli ultimi giorni; e anche ieri i rendimenti del decennale sono saliti fino al 3,2%, ai massimi dal 2011.

John Williams, presidente della Federal Reserve di New York ha comunque escluso ieri che il motore degli Stati Uniti si stia surriscaldando, dicendo di «non essere affatto impaurito» dall'andamento del mercato del lavoro. Il dato sui nuovi posti creati il mese scorso non fa però testo: i 134mila new jobs sono inferiori alle attese (184mila), ma il dato è penalizzato dall'uragano Florence che ha colpito la costa orientale degli Stati Uniti. In compenso, sono stati rivisti al rialzo i dati di agosto (da 201 a 270mila) e di luglio (da 147 a 165mila).

Inoltre, una volta assorbite le distorsioni meteorologiche, già entro la fine di ottobre la macchina delle assunzioni dovrebbe riprendere i pieni giri. Ed è con i numeri che dal mercato del lavoro arriveranno nei prossimi mesi che la Fed dovrà cominciare a fare i conti.

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