Eni è pronta a scommettere sulla Basilicata

Investimenti in Val D'Agri «ma solo se si trova un accordo con i cittadini»

Eni non venderà altre quote di Zohr, si aspetta un aumento delle stime per il giacimento di Amoca, non ha alcun interesse per il North Stream ma potrebbe valutare il Turkish Stream. La società guidata da Claudio Descalzi è anche disposta a investire in Basilicata, in Val d'Agri, mentre è prematuro parlare di cessione o di una partnership per la divisione Gas&Power retail.

Descalzi ieri ha parlato all'Omc 2017 di Ravenna che raggruppa gli operatori oil & gas dell'area mediterranea e ha ricordato che Eni ha il 60% del giacimento egiziano di Zohr e che Rosneft, che ha già una quota del 30% nel giacimento, ha un'opzione per acquistare un ulteriore 5%, mentre il 10% è stato venduto a British Petroleum.

Un altro giacimento importante scoperto da Eni è quello di Amoca in Messico: «Abbiamo trovato dei livelli molto interessanti e spessi di olio buono, leggero, poco viscoso e quindi con grande produttività», ha detto l'ad, ricordando di aver stimato all'inizio 800 milioni di barili di olio. C'è anche «un grandissimo interesse sia da parte industriale sia dai fondi» per la divisione Gas&Power retail del gruppo che la società non considera parte del suo core business. «Però - ha spiegato l'ad - è un'attività che sta andando molto bene. Cercheremo di dare il massimo valore e capire se restare dentro o se venderla tutta». Sul fronte delle strategie, Eni non ha interesse nel North Stream che non darebbe gas più economico all'Italia ma potrebbe valutare il Turkish Stream perché il Paese ha comunque bisogno di capacità aggiuntiva. Ed è anche disposta a investire diversi miliardi di euro in Basilicata, in Val D'Agri, «solo se si trova un accordo con la popolazione».

Quanto agli sviluppi della produzione in Libia gli analisti di Equita ritengono che la fermata della produzione al campo di Wafa non abbia implicazioni rilevanti per il titolo.

La riduzione della produzione interessa 252mila barili al giorno. Eni in Libia produce principalmente gas che serve per alimentare gli impianti elettrici del Paese, un fattore certamente non irrilevante per i rissosi governi locali che sono venuti al potere nel corso degli anni.

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