Facebook va in borsa. Azioni: offerta record 

Grande affare o superbolla? Gli analisti si interrogano sul collocamento da 18 miliardi del social network

Facebook va in borsa. Azioni: offerta record 

È quasi un paradosso: mentre in Europa le Borse tirano la cinghia e mettono in riga perdite impressionanti, negli Usa Facebook si prepara a diventare la seconda o terza Ipo per valore della storia degli Stati Uniti dopo colossi come Visa e General Electric. Secondo il Wall Street Journal il prezzo sarebbe di 38 dollari ad azione il che porterebbe la capitalizzazione a 104 miliardi di dollari e la raccolta a 18 miliardi. Le azioni offerte sono 421 milioni e alla fine al fondatore Mark Zuckerberg (nella foto), che si appresta a diventare giovane miliardario in felpa e jeans (28 anni), resterà il 55,8% delle azioni con diritto di voto. Insomma il social network, che pure nel 2011 ha fatturato 3,7 miliardi di dollari con utili di circa uno, piace agli investitori che sperano in un successo alla Google. Il motore di ricerca era approdato in Borsa a circa 80 dollari ad azione, offrendo un numero di titoli inferiore a quelli di Facebook, ma oggi, a distanza di 8 anni dall’Ipo, ne vale circa 650. Il primo giorno Google aveva totalizzato un rialzo del 17%, percentuale che, in tempi di magra come questi, farebbe felice qualunque investitore, raccogliendo sul mercato un totale di 1,9 miliardi.

Facebook invece incasserà, in una sola giornata, forse anche oltre 18 miliardi, praticamente come quasi tutta l’Imu (tra acconto e saldo delle tasse sulla casa) che gli italiani saranno tra brevissimo costretti a pagare. Certo Google si era quotato poco tempo dopo lo scoppio della bolla di Internet e questo aveva suggerito prudenza. Ora, invece, si punta sul nuovo, anche se garantito, dato che la società è comunque in utile e non in rosso profondo come era stata, a suo tempo, Tiscali. Il provider sardo è un caso esemplare di bolla «new economy»: arrivato a capitalizzare 7 miliardi, oggi vale 60 milioni. Ma quando si era quotato c’era chi aveva gridato al miracolo. Le 40 azioni del lotto iniziale vendute a 46 euro e pagate 3,6 milioni di vecchie lire (meno di 2mila euro) si erano trasformate in pochi mesi in 35mila euro con un incremento del 1.800%. Cose d’altri tempi, anche perché Facebook sta già facendo i conti con la crisi.

Nel primo trimestre gli utili sono stati di 205 milioni di dollari contro i 230 dello stesso periodo dell’anno precedente. Non c’è dubbio, comunque, che le azioni delle «vecchie glorie» della Borsa siano ormai poco attraenti anche se in utile. Certo business e capacità di crescita non sono comparabili, ma Telecom Italia, che fornisce connettività fissa e mobile, le arterie di Facebook, con 2,6 miliardi di utili capitalizza in Borsa solo 10 miliardi; Mediaset con 225 milioni di guadagno vale 1,7 miliardi e la stessa Fiat, che pure vende beni tangibili come le auto, con un utile simile a quello di Facebook non vale più di 3,7 miliardi. Il social network piace ma resta, comunque, una incognita. Ha perso ad esempio un investitore importante come General Motors che non è rimasto soddisfatto delle sue performance sul sito. E anche i concorrenti non mancano, come Twitter che ha conquistato la fiducia dei «chattatori» mobili.

In questo secondo giro della storia, però, dopo la sbornia della new economy, i mercati sembrano essere molto più rigidi e selettivi, sin dagli inizi, con le web-matricole. Ce lo dicono i dati dell’ultimo anno quando sono approdate in Borsa alcune importanti web company come Groupon, Tripadvisor, Linkedin e Zynga, la società di giochi che da sola produce il 12% del fatturato di Facebook. Infatti, solo Linkedin e Tripadvisor sono in attivo rispetto al collocamento. Mentre RenRen, la versione cinese di Facebook (in Asia, comunque, il social network Usa stenta a decollare), ha perso più della metà del proprio valore. Proprio come Groupon.

Oggi Goldman Sachs ha in programma di vendere circa un miliardo di dollari di azioni Facebook. La banca e i fondi da questa gestiti possiedono 65,9 milioni di azioni e ne metteranno in vendita 28,7 milioni, più del doppio di quanto inizialmente previsto.

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