La Procura accende un faro su Pomigliano. I magistrati di Nola intenderebbero verificare se le ultime mosse del Lingotto possano configurare un ulteriore comportamento antisindacale, dopo quello già sanzionato dai giudici di Roma che hanno ritenuto discriminatoria l'esclusione degli iscritti alla Fiom dalle assunzioni in Nuova Fabbrica Italia, con possibili risvolti penali.
Proprio con la necessità di «fare posto» agli iscritti alla Fiom reintegrati dal tribunale, d'altronde, la Fiat ha motivato la scelta di mettere in mobilità 19 dipendenti dello stabilimento campano: così, una decisione presentata come necessaria per rispettare la sentenza di un giudice, potrebbe a sua volta paradossalmente finire sotto la lente della magistratura. Per il momento, comunque, l'ufficio di Nola sta solo valutando la situazione, ma per ora, stando ad ambienti della Procura, non ci sono atti ufficiali e non è stato aperto alcun fascicolo.
In attesa di vedere se i pm intenderanno procedere, si fa di nuovo profonda la spaccatura tra i sindacati. Riuniti per pochi giorni nella contestazione alla decisione della Fiat, ora si dividono nuovamente e riemergono con forza i differenti punti di vista. «La Fiom torni a fare sindacato e la smetta di fare il giro dei tribunali», chiede il leader della Uil Luigi Angeletti, che invita il segretario regionale delle tute blu Cgil, Giorgio Airaudo, a «rispettare la democrazia e a firmare l'accordo di Pomigliano». «Bisogna capire - spiega Angeletti - che l'alternativa alla mobilità è peggiore: è il licenziamento»,Sulla stessa lunghezza d'onda la Fim Cisl, con il segretario Ferdinando Uliano che, preannunciando la richiesta di ritiro della mobilità nell'incontro di domani con l'azienda sul contratto, sollecita la Fiom «a uscire dal proprio recinto demagogico e sottoscrivere gli accordi sindacalivotati e approvati dalla maggioranza dei sindacati e dei lavoratori».
Ma Maurizio Landini non sembra affatto disposto a fare un passo indietro. Il leader della Fiom torna piuttosto sulla vicenda del doppio comunicato del Lingotto (nel primo si parlava degli «oppositori» della Fiom) parlando di «retropensiero che c'è in Fiat e che non va bene, che va contro la Costituzione del nostro Paese».
Su tutta la vicenda continuano poi a interrogarsi esponenti di primo piano dell'imprenditoria e della politica. Dopo i richiami di Diego Della Valle scende in campo anche Andrea Guerra: l'ad di Luxottica sostiene che Sergio Marchionne «non dovrebbe alimentare questo scontro». «Indipendentemente da dove sono cominciate le responsabilità, e io non assolvo certo la Fiom- afferma Guerra - trovo che ora si stia scherzando con la vita delle persone. Quello che sta accadendo a Pomigliano è inaccettabile».
Anche per il presidente dei Giovani di Confindustria, Jacopo Morelli, «non si può in nessun modo andare a giocare come arma di scambio o di ricatto sulla pelle delle persone che lavorano».
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