La Finanza «setaccia» la Popolare di Vicenza

Nuove perquisizioni, nel mirino prestiti per un miliardo. Al palo l'aumento di Veneto Banca

Cinzia Meoni

Clima rovente sulle banche venete. Ieri infatti la sede centrale della Banca Popolare di Vicenza è stata passata al setaccio da nuove perquisizioni effettuate dalla Guardia di Finanza su richiesta della Procura della Repubblica di Vicenza. A Montebelluna, invece, sede di Veneto Banca, si inizia a fare i conti con la realtà: l'aumento di capitale da un miliardo in corso, necessario alla stessa sopravvivenza del gruppo, andrà deserto. Oggi si chiude la sottoscrizione riservata in opzione agli attuali azionisti ma i soci sono in fuga e le adesioni, stando alle indiscrezioni di mercato, sono ridotte al lumicino e non superano l'1% dei titoli offerti. Sembra vana anche la speranza che la situazione si ribalti entro il 24 giugno, termine ultimo per le sottoscrizioni degli investitori istituzionali. Il che significa che Veneto Banca si sta avviando sulla stessa strada percorsa da Popolare di Vicenza: quella di avere come azionista praticamente unico (al 99% del capitale): il fondo Atlante che, quanto prima, dovrà decidere la direzione da intraprendere con i due istituti di credito. Lo stesso Atlante ha peraltro già annunciato che chiederà un'azione di responsabilità contro gli ex vertici di Vicenza.

Ieri le perquisizioni delle Fiamme Gialle alla Pop Vicenza hanno portato all'acquisizione di documenti su eventi compresi tra il 2012 e marzo 2015 e relativi alle ipotesi di aggiotaggio e di ostacolo alla vigilanza della passata gestione. Più in dettaglio, secondo indiscrezioni, nel mirino della magistratura ci sarebbero 975 milioni di finanziamenti rilasciati dall'istituto a 1.277 soci per finanziare l'acquisto di azioni della stessa banca e in violazione delle norme di diritto bancario. Si ipotizza che la banca, attraverso simili erogazioni «baciate» abbia di finanziato una parte consistente del capitale alterando il suo effettivo valore.

«La banca è la prima ad essere interessata a fare chiarezza sul passato» ha dichiarato l'attuale capo azienda Francesco Iorio, ribadendo la piena collaborazione con la magistratura e «il proprio impegno incondizionato a ristabilire quel clima di rinnovata trasparenza e fiducia». Si tratta di «un passo importante verso la verità», ha ribadito il Codacons ricordando poi che «se emergeranno illeciti relativi al piazzamento delle azioni al pubblico, gli investitori potranno ottenere il rimborso integrale dei propri investimenti».

Le perquisizioni di ieri si inseriscono all'interno dell'inchiesta aperta dalla Procura di Vicenza e relativa alla precedente gestione del gruppo. Ad essere sotto indagine è prima di tutto la banca per responsabilità amministrativa, in relazione a una presunta inadeguatezza dei modelli di controllo. Sono inoltre stati iscritti nel registro degli indagati sei ex dirigenti del gruppo: l'ex presidente della banca Giovanni Zonin, l'ex direttore generale Samuele Sorato, i due vice Emanuele Giustini e Andrea Piazzetta e i consiglieri Giuseppe Zigliotto e Giovanna Maria Dossena. In precedenza la Vicenza è stata oggetto dell'ispezione della Bce che ha alzato il velo su come i profili dei clienti siano stati alterati.

«Gli aumenti di capitale del 2013 e del 2014 sono stati portati a termine adottando un approccio non in linea con le normative Mifid, poiché la banca non ha stilato il profilo di rischio completo dei clienti attraverso i test prescritti oppure li ha alterati a suo vantaggio» ha infatti statuito Francoforte.

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