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Fonsai, Jonella Ligresti resta al timone

Fonsai, Jonella Ligresti resta al timone

È giallo sull’addio di Jonella Ligresti dalla presidenza della holding Premafin, mentre il raggio d’azione della Procura di Milano si sta allargando da Fonsai alla tenuta finanziaria dell’intera galassia Ligresti. L’avvicendamento, comunque atteso dopo che sarà deciso il futuro proprietario di Fonsai, ha tenuto banco ieri in Borsa mentre il cda di Premafin era impegnato a predisporre le liste per il consiglio della controllata: il termine per la presentazione è oggi a mezzanotte. Probabile che presentino la propria squadra anche Sator e Palladio, che osteggiano l’integrazione-salvataggio di Fonsai in Unipol. Davanti all’accavallarsi di indiscrezioni che puntavano sull’addio della primogenita dell’Ingegnere di Paternò (fino all’ipotesi delle dimissioni immediate), dalla società è però poi trapelato che Jonella Ligresti si ricandida per il board, così da dare continuità al cantiere per l’integrazione-salvataggio con Unipol.
Tra le banche creditrici si continua tuttavia a spingere per ottenere un segno di discontinuità da parte della famiglia siciliana. «Il quadro - riferisce un consigliere - dovrebbe essere chiarito oggi» dopo la fitta staffetta di advisor e legali in Premafin e di Fonsai: da Giuseppe Lombardi a Carlo D’Urso oltre ai manager storicamente vicini all’ingegnere siciliano.
Dopo gli interrogatori di alcuni testimoni dei giorni scorsi, il Pm Luigi Orsi starebbe analizzando i documenti acquisiti nel corso dell’attività istruttoria. Oltre all’esame degli eventuali danni patrimoniali provocati a Fonsai dalle operazioni con i Ligresti e della scarsa trasparenza delle comunicazioni al mercato, sotto il faro degli inquirenti c’è anche lo stato di salute e il pesante indebitamento con le banche di tutto il gruppo Ligresti che dalle holding a monte, Sinergia e Imco, scende via Premafin, per arrivare a Fonsai. L’attività istruttoria, a quanto si apprende, starebbe evidenziando anche dubbi sull’attività di controllo dell’Isvap su Fonsai. Qualora dovesse emergere uno stato di insolvenza irreparabile per il gruppo Ligresti, non è escluso che la Procura possa avanzare un’istanza di fallimento. Preoccupa in particolare Premafin, indebitata per circa 370 milioni e priva di fonti di reddito in quanto Fonsai, anch’essa in crisi, non appare al momento in grado di far affluire dividendi alla controllante. La holding sta negoziando con le banche creditrici un accordo di ristrutturazione del debito finalizzato alla predisposizione di un piano di risanamento ai fini della legge fallimentare. Ligresti, chiamato in causa ieri anche dal pm di Firenze per la trasformazione urbanistica dell’area Castello della città toscana (3 anni e 6 mesi la richiesta di condanna) si è detto comunque «sereno» sull’esito delle indagini avviate dalla magistratura.
Pur nel mezzo della tempesta, Premafin ha poi confermato il piano di integrazione con Unipol: «Non sussistono elementi tali da modificare i piani annunciati», ha detto la cassaforte dei Ligresti che domani riconvoca il cda per approvare il bilancio e il piano di risanamento, oltre la proposta di aumento di capitale.

Sul tavolo anche la valutazione del pacchetto Fonsai, per cui le stime degli advisor convergerebbero su un prezzo prossimo a 4 euro (contro i 7 euro del valore di carico).
L’inchiesta della Procura e l’incertezza sugli esiti della vicenda pesano intanto sui corsi di Borsa: Fonsai ha perso il 6,3%, mentre Premafin ha lasciato sul terreno il 5,48%. Pesante anche Unipol (-7,56%).

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