Finale da incontro di boxe per l’integrazione Unipol-Fonsai. Nel pomeriggio Unipol, davanti a un accordo sui concambi ancora lontano malgrado la maratona negoziale proseguisse ininterrotta da sabato, ha posto l’aut-aut. Mentre la galassia Ligresti procastinava ulteriormente l’inizio dei cda, il gruppo guidato da Carlo Cimbri ha chiarito di non essere disposto a sborsare più di 19,5 centesimi per ogni azione Premafin e di pretendere il 66,7% del nuovo campione delle polizze che conterrà anche Milano Assicurazioni.
Condizioni durissime che il cda di Premafin, messo alle strette dalla necessità di fissare il prezzo dell’aumento, ha però alla fine accettato. L’obiettivo di Cimbri, che inizialmente voleva il 70%,è controllare l’assemblea straordinaria e realizzare le previste sinergie industriali. La matrice implica però una valorizzazione di Premafin pari a 80 milioni, contro la quota 100 milioni difesa a spada tratta dai Ligresti, e di attribuire in trasparenza al pacchetto Fonsai custodito nella holding un prezzo implicito di 3,38 euro. La cifra secondo alcuni analisti si riduce a 2,99 euro se, più correttamente, si considera il debito netto di Premafin (299 milioni) computando la cassa.
In ogni caso, il vantaggio per Unipol appare schiacciante rispetto alle stime di quanti nelle sale operative consideravano probabile uno schema che consegnasse a Bologna il 55-56% dell’aggregato. Non solo, in caso di piena sottoscrizione dell’aumento di capitale, Unipol avrebbe 83,3% della nuova Premafin, o comunque l’80% se la ricapitalizzazione sarà limata. Agli altri azionisti resterebbe invece il 16,7% del capitale, di cui l’11,6% per i Ligresti, incluso però il pacchetto che secondo Consob l’ingegnere di Paternò ha occultato da vent’anni nel paradiso fiscale delle Bahamas. Salvatore Ligresti e i suoi figli incasserebbero, con un diritto di recesso prossimo a 30 cent, 90 milioni ma il guadagno del primo sarebbe probabilmente ristorarato alle banche esposte verso Sinergia e Imco (si prospetta la 182Bis). Secondo alcune proiezioni, Fonsai sarebbe invece valorizzata 1,1-1,3 miliardi e quindi anche Unicredit, che possiede oggi il 7% della compagnia, dovrebbe accontentarsi di un pacchetto post fusione dell’1,4-1,6%.
Condizioni durissime, tanto che il cda di Fonsai si è riaggiornato giovedì pomeriggio alle 15 nella speranza di trovare la quadra sui concambi. A dividere è la valutazione di numerose poste di bilancio sia per quanto riguarda le riserve sia gli attivi sia per Unipol Banca. È scesa nuovamente in campo anche Consob, pretendendo dal board e dai sindaci di Fonsai e di Milano più chiarezza sugli stipendi del top management (passato e presente), sulla rivalutazione delle riserve sinistri e sulle parti correlate. A tutto questo si è aggiunta la denuncia al collegio sindacale di Sator e Palladio (articolo 2408 del Codice Civile).
Fonsai, sì di Premafin al diktat di Unipol
Bologna vuole il 66,7% del polo. Consob in campo sugli stipendi. Denuncia di Sator e Palladio. È bagarre sui concambi, slitta il cda della compagnia dei Ligresti
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