Fossati: «Telecom merita una gestione migliore»

Telecom Italia «merita di più, merita una gestione migliore». È critico Marco Fossati primo azionista della società dopo Telco con una quota del 4,9%. Un'opinione che non stupisce alla luce delle deboli perfomance del titolo in Borsa, che oscilla tra i 50 e i 60 centesimi di valore, e il taglio al dividendo.
E dunque a rimpinguare le casse di Findim, la holding della famiglia Fossati, non arriveranno neppure i 38 milioni di dividendi (ma bensì la metà) che l'anno scorso avevano almeno in parte mitigato i 137 milioni di svalutazione della quota. Le azioni in portafoglio sono state infatti portate da 1,7 a 1,5 euro di valore, ancora lontani dai reali valori borsistici. La società sarà costretta, come già fatto dalla stessa Telco che ha recentemente portato il valore dei titoli in portafoglio a 1,2 euro, ad una ulteriore svalutazione al momento della chiusura del bilancio. «È ovvio che non siamo soddisfatti, nessuno lo è - ha detto - anche se sul risultato influisce la crisi». Il finanziere ha specificato di non essere intenzionato al momento a cedere la sua quota. «Non intendo svendere - ha aggiunto- questi non sono i prezzi di Borsa che merita l'azienda».
Così dopo i dissensi con alcuni dei soci Telco (Mediobanca e Banca Intesa) nati sulla cessione di La7 a Cairo Communication, il presidente Franco Bernabè ha ieri incassato le critiche del socio Fossati. Del resto non c'è dubbio che la situazione sia difficile. Telecom resta prigioniera del suo alto debito con ricavi in calo nel mercato domestico e un rallentamento nella crescita negli altri mercati dove è presente ossia Argentina ma soprattutto Brasile. E dunque senza la possibilità di effettuare investimenti importanti i margini di crescita restano limitati e legati a mosse di efficientamento, come la riorganizzazione di alcune attività vedi i call center, che sono al centro di trattative sindacali. Telecom ha prospettato per quest'anno 3mila esuberi di cui 2.500 con contratti di solidarietà mentre altri 500 sono prepensionamenti e uscite volontarie. E altri 2500 sono attesi nel 2014. Inoltre anche La7 è finita nel mirino dei sindacati che temono un ridimensionamento degli organici.

Quanto al futuro per Telecom il prossimo nodo da sciogliere è quello sulla possibile cessione della rete. Ma per riprendere le trattative con la Cassa depositi e prestiti bisognerà attendere un nuovo governo in grado però di prendere decisioni «strategiche».

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