Sarà anche «una possibilità non probabile» per il presidente della Bce, Mario Draghi, ma gli imprenditori tedeschi cominciano davvero a temere che la Germania possa scivolare in recessione. Reduce da un 2018 complicato, con la contrazione del Pil nel terzo trimestre che resta il punto di caduta più basso in attesa di conoscere lo score dell'ultimo quarto, il Paese guidato (ancora per poco) da Angela Merkel sta scoprendo che la sua principale virtù - l'abilità di esportare il made in Deutschland - si trasforma in un vulnus in un'epoca di guerra commerciale.
Ma se gli affanni dell'industria automobilistica, il settore più sensibile ai venti di trade war, sono stati la prima spia d'allarme accesa sul quadro di comando, adesso è l'intera filiera manifatturiera a segnalare che la locomotiva d'Europa arranca. A rivelarlo è l'Ifo, l'indice che attraverso un campione di 9mila aziende ne misura fiducia e aspettative, finendo per essere una sorta di anticipatore dell'evoluzione del quadro congiunturale. Ebbene, per la prima volta da quasi tre anni, in gennaio l'indice è sceso sotto la soglia dei 100 punti, a 99,1 punti dai 101 di dicembre; le attese sono calate addirittura a quota 94,2 da 97,3, dato questo ben al di sotto della media di lungo termine. Ancor peggio, il fatto che tutti i settori abbiano registrato un peggioramento. Solo la chimica resta ancora sopra la linea di galleggiamento.
Generalmente, le indicazioni arrivate dall'Ifo si sostanziano poi in un peggioramento delle condizioni dell'industria sotto forma di un calo di ordinativi e fatturato, una condizione di sofferenza peraltro già sperimentata più volte nel corso del 2018. Del resto, come anticipato da Handelsblatt, è assai probabile che mercoledì prossimo Berlino diffonda le nuove stime sulla crescita 2019 con una corposa revisione al ribasso: il +1,8% dello scorso autunno verrebbe tagliato in un modesto +1%. La causa della sforbiciata è il solito: il calo delle esportazioni provocato dal rallentamento del ciclo economico globale, a sua volta indotto anche dalle dispute tariffarie. Pesano, inoltre, le incertezze sulla Brexit.
Con questi chiari di luna, l'andamento della Germania continuerà a essere attentamente monitorato dalla Bce.
Le proiezioni sull'anno in corso che l'Eurotower renderà note nella riunione del 7 marzo non potranno non tener conto della situazione tedesca. E a fronte di un ulteriore peggioramento, non è da escludere che Draghi rimetta le mani nella «cassetta degli attrezzi» da usare in caso di necessità.
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