RomaServirebbero 1,2 miliardi di euro l'anno per mettere al sicuro l'Italia dal rischio sismico e idrogeologico. Preferiamo spenderne 3,5 l'anno per riparare ai danni di terremoti, frane e alluvioni. Per non parlare di morti e devastazione economico-sociale.
La prevenzione è una parola stonata nel nostro Paese, dove ci si muove solo a catastrofe avvenuta. L'atto d'accusa viene dalla presentazione a Roma del primo Rapporto Ance-Cresme su rischio sismico e idrogeologico. «La prima infrastruttura del Paese - dice il presidente dell'Associazione costruttori, Paolo Buzzetti - è la manutenzione. La questione dei soldi è un falso problema: le risorse ci sono, ma vengono destinate ad altro». Dove sono finiti, chiede Buzzetti, i 2 miliardi stanziati 3 anni fa dal Cipe al ministero dell'Ambiente a questo fine? Ne è stato utilizzato il 10 per cento. «Propongo - dice - di mettere questa priorità in cima all'agenda per le elezioni. E chi non si impegna a rispettarla non avrà il nostro voto». L'Ance fa le sue proposte, come interventi per la sicurezza sismica da inserire tra quelli incentivati dalla detrazione fiscale del 55% per il risparmio energetico ed esclusione dal Patto di stabilità delle spese per la sicurezza di scuole e territori. Il rapporto spiega che dal 1944 al 2012, terremoti, frane e alluvioni sono costati 242,5 miliardi di euro. Dal 2010 a oggi, si stimano 20,5 miliardi, con i 13,3 del sisma in Emilia Romagna.
Il viceministro delle Infrastrutture, Mario Ciaccia, invoca una «cabina di regia» e risorse, perché i Comuni fronteggino terremoti, frane e alluvioni. Il titolare dell'Ambiente, Corrado Clini, concorda ma avverte: «Prima bisogna utilizzare e bene le risorse che ci sono e non riusciamo ad impiegare. Serve un gruppo di lavoro con l'Ance per semplificare le procedure».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.