"I greci paghino le tasse" E Atene si offende

Bufera dopo un’intervista di Lagarde (Fmi). "Ho più simpatia per i bimbi africani". Anche Parigi s’arrabbia

"I greci paghino le tasse"  E Atene si offende

Le signore della finanza e della politica amano dire ciò che pensano. Così Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario internazionale, finisce, come il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, quando parla di tagli alla Pubblica amministrazione, nel tricarne. Le sue dichiarazioni, «bisogna che i greci si aiutino da soli pagando le tasse» e di avere «maggiore simpatia per i bambini africani senza istruzione», non sono piaciute, né ai leader politici di Atene, e neppure al governo francese guidato dal neo presidente socialista François Hollande. Per il capo del partito socialista Pasok, Evangelos Venizelos, Lagarde, con le sue dichiarazioni, ha «umiliato e offeso» il popolo greco. E la pagina Facebook del direttore del Fmi è stata bombardata da oltre 8.500 messaggi di protesta.

E così, in serata, Lagarde ha replicato dal social network specificando di avere molta simpatia per i greci. «Sono molto comprensiva verso il popolo greco e per le sfide che sta affrontando - ha scritto -; l’Fmi sta supportando il Paese nel suo sforzo per superare la crisi e ritornare sulla via della crescita economica. Una parte importante di questo sforzo, tuttavia, sta nel fatto che tutti dovrebbero portare la propria giusta quota di oneri, soprattutto i più privilegiati e soprattutto pagando le proprie tasse». Ma il leader di Syria, il partito della sinistra radicale greca, Alexis Tsipras, ha dichiarato che i greci «non cercano l’amicizia» di Lagarde e che i «lavoratori pagano le imposte».

Ciò che ha più sorpreso è stata però la reazione del governo francese. Rompendo il tradizionale savoir-faire, il portavoce del nuovo esecutivo, Najat Vallaud-Belkacem, ha criticato la visione dei greci offerta dal direttore del Fmi sulle colonne del Guardian, definendola «un po’caricaturale e schematica». Aggiungendo, poi, che «non è il momento di dare lezioni ai greci». Certo è che l’impegno di Atene a restare nell’Eurozona latita. In proposito, anche il presidente di Mps, Alessandro Profumo, ha detto che le probabilità di un’uscita di quel Paese dall’euro sono elevate: oltre il 50%. Un’uscita, per la Federazione internazionale delle banche (Iif), che potrebbe costare all’economia internazionale probabilmente oltre i mille miliardi di euro previsti.

«Molti in Europa pensano davvero che la Grecia possa lasciare la moneta unica», ha commentato il presidente della Federazione, Charles Dallara, ricordando che l’esposizione delle Bce verso i debiti greci è due volte più grande del capitale della stessa Banca centrale. E anche i Lloyds di Londra si preparano a un crollo dell’Eurozona. Lo ho ha ammesso, per la prima volta, il capo del colosso assicurativo britannico al Sunday Telegraph.
Nel frattempo la stampa greca ha pubblicato alcune note riservate dell’ex primo ministro Lucas Papademos, che nei giorni scorsi aveva parlato dell’uscita di Atene dall’euro, in cui si evidenzia che a partire da fine giugno, «la capacità del governo di rispettare pienamente i suoi impegni dipenderà dal versamento della nuova tranche dei prestiti accordati dal fondo salva-Stati Ue (Efsf) e dal Fmi».

Intanto mercoledì l’Ue rivolgerà le sue «raccomandazioni» all’Italia, come alla Spagna e agli altri Paesi, in

una sorta di pagella in cui valuterà ciò che è stato fatto e quello che resta da fare per rimettere in ordine i conti.
L’Italia, secondo le prime indicazioni, dovrebbe spuntare la sufficienza e, quindi, la promozione.

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