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I trucchi di Mr Ikea per non lasciare l'azienda ai tre figli

È una vera lotta per il denaro e il potere quella consumata tra Ingvar Kamprad, fondatore del colosso mondiale dei mobili Ikea, e i tre figli Peter, Jonas e Mathias. A svelare i retroscena delle lotte interne alla famiglia Kamprad è un libro, che, sebbene debba ancora uscire, sta già suscitando parecchio dibattito in Svezia. Scritto da un ex quadro della società, Lennart Dahlgren, insieme al giornalista Stellan Bjork e all'economista Karl von Schulzenheim, l'opera - dal titolo «Ikea in rotta verso il futuro» - smentirebbe la versione ufficiale della storia, secondo cui Kamprad, nel 1982, avrebbe consegnato tutti i suoi interessi a una galassia di fondazioni ed enti che dovrebbero garantire la buona gestione dell'azienda. La verità, rivela invece il libro, è che l'anziano fondatore avrebbe mantenuto non soltanto la titolarità del marchio Ikea, ma anche una percentuale sulle vendite. Un tesoretto tra i 20 e i 30 miliardi di corone (ossia tra i 2,3 e i 3,5 miliardi di euro) che i tre figli avrebbero reclamato a gran voce, arrivando ad ingaggiare anche avvocati all'estero. Kamprad, consapevole di perdere la causa, avrebbe così ceduto alle loro richieste, abbandonando ogni interesse sulla società. I contenuti del libro sono stati anticipati dal quotidiano svedese Dagens Industri, ma Ikea non ha voluto replicare alla richiesta di commenti.

Kamprad dal 1970 vive in esilio volontario in Svizzera, ma di recente annunciato di voler trascorrere i suoi ultimi giorni in Svezia. Nonostante la ritrosia ai media, nel 2011 un altro libro lo aveva messo sotto i riflettori, svelandone i legami filonazisti durante e dopo la seconda guerra mondiale.

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