Luca Fazzo
A oltre sei anni dal crac del suo impero, ieri Salvatore Ligresti si vede presentare il conto per le accuse rimaste sotto la competenza della magistratura milanese. Il pubblico ministero Giordano Baggio chiede la condanna dell'imprenditore a cinque anni di carcere per il reato di manipolazione dei mercati, che sarebbe stato commesso manovrando sui titoli della Premafin, la finanziaria di famiglia. Tra il 2009 e il 2010, quando la situazione di dissesto del gruppo era ancora mascherata dietro una serie di artifici contabili, Ligresti avrebbe disposto attraverso due trust esteri importanti operazioni sui titoli Premafin per tenerne artificiosamente alto il valore. Imco e Sinergia, le due società operative (che avevano a loro in pancia Fondiaria Sai) possedevano quote importanti di azioni Premafin, e un deprezzamento dei titoli avrebbe reso evidente lo stato di crisi in cui versava il gruppo.
Per Ligresti - oggi ottantasettenne - si tratterebbe della seconda condanna dopo quella a sei anni di carcere incassata in primo grado a Torino per la bancarotta fraudolenta delle sue aziende. Il legale dell'imputato, Gianluigi Tizzoni, ha chiesto invece che Ligresti sia assolto: secondo la difesa non vi fu alcuna alterazione dell'andamento dei titoli Premafin, che anzi dalle operazioni dei trust ricevettero un effetto depressivo.
Il legale ha parlato di una «catena di presunzioni senza prove» ricordando che nel biennio al centro del processo Ligresti non ricopriva più cariche operative nel gruppo da lui fondato. Se aggiotaggio vi fu, non fu lui a deciderlo.Il tribunale emetterà la sentenza il 27novembre.
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