Ilo: "Mancano 1,7 milioni di posti per tornare ai livelli pre crisi"

A partire dal secondo trimestre del 2008 bruciati circa 600mila posti di lavoro. L'Ilo: "Quello registrato in Italia è uno degli aumenti più brutali a livello mondiale"

Ilo: "Mancano 1,7 milioni di posti per tornare ai livelli pre crisi"

"All’italia servono circa 1,7 milioni di nuovi posti di lavoro per riportare il tasso di occupazione ai livelli pre crisi". Sommando i posti di lavoro bruciati negli ultimi anni e l’aumento della popolazione in età attiva è la conclusione cui giunge l’International labour organization (Ilo) nel Rapporto sul mondo del lavoro 2013 che fa il punto sull’andamento occupazionale nel globo rispetto al periodo precedente alla crisi economica.

L’Italia figura nella categoria di Paesi dove la disoccupazione continua ad aumentare e dove sono cresciute le disparità di reddito a causa della recessione, segnando anzi "uno degli aumenti più brutali" dell’unione europea tra il 2012 e il 2012. Non solo. Nel capitolo dedicato al Belpaese il rapporto sottolinea che "la sfida della ricerca di un posto di lavoro è particolarmente difficile per i giovani tra 15 e 24 anni: il tasso di disoccupazione di questa fascia di età è salito di 15 punti percentuali e ha raggiunto il 35,2% nel quarto semestre 2012". In base ai dati resi noti la scorsa settimana, per altro, il tasso dei giovani senza lavoro è balzato al 41,9%. Il rapporto sottolinea anche il diffondersi dell’occupazione precaria: a partire dal 2007 il numero dei lavoratori precari è aumentato di 5,7 punti percentuali e ha raggiunto il 32% degli occupati nel 2012. Secondo l’organismo dell’Onu specializzato nelle tematiche del lavoro, la percentuale dei contratti a tempo determinato sull’insieme dei contratti precari è probabilmente aumentata a seguito della riforma fornero. Per risollevare il mercato del lavoro italiano il rapporto suggerisce di puntare più su investimenti e innovazione (incentivandoli con sgravi fiscali) che su austerità e riduzione del costo unitario del lavoro, approva con riserva la staffetta "intergenerazionale" e suggerisce di trovare altre vie per rilanciare l’occupazione giovanile, come gli incentivi all’assunzione e un sistema di formazione che favorisca lo skills matching.

Nella sua analisi sulla difficile situazione occupazionale italiana, l’Ilo rileva che il Paese ha puntato sulle esportazioni per far ripartire l’economia, ma considerando che molti partner commerciali sono a loro volta alle prese con l’austerità, la domanda esterna potrebbe non essere sufficiente a sostenere tale modello. Peggio però è andata alla domanda interna che, tra imprese che non trovano credito e famiglie impoverite, ha accusato un calo del 11,8% dal 2007 e "la tendenza dovrebbe continuare fino al 2014". L'Italia potrebbe, quindi, concentrarsi meno sul risanamento fiscale e sulla riduzione dei costi unitari della manodopera per porre l’accento su misure a sostegno di investimenti e innovazione. Il rapporto suggerisce di rafforzare il mandato del fondo italiano d’investimento che potrebbe aiutare a identificare piani aziendali promettenti e ottenere il sostegno finanziario di banche e investitori privati e pubblici garantendo una parte del rischio. Inoltre, il governo potrebbe applicare sgravi fiscali sugli investimenti produttivi e detassare alcuni investimenti specifici. Per massimizzare gli effetti sull’occupazione, queste misure potrebbero dare la priorità agli investimenti ad alta intensità occupazionale o a quelli che perseguono determinati obiettivi come il risparmio energetico. A proposito delle recenti proposte di condivisione del lavoro tra lavoratori giovani e anziani, l’Ilo approva il tutoraggio quale metodo intergenerazionale per trasferire consigli e buone pratiche, ma sottolinea anche che i giovani non devono prendere il posto degli adulti nel mercato del lavoro. Il governo dovrebbe quindi considerare altri mezzi per sostenere l’occupazione giovanile come, ad esempio, il sistema di garanzia per mantenere i giovani dentro il mercato del lavoro, gli incentivi all’assunzione di giovani più svantaggiati, borse di formazione e sforzi per migliorare la corrispondenza delle competenze.

"Va poi monitorata e valutata - osserva ancora il rapporto - la recente proposta di ridurre di un terzo il periodo di interruzione tra due contratti successivi a tempo determinato". Considerando che l’occupazione precaria è in continuo aumento, sarebbero infine necessari maggiori sforzi per incentivare la trasformazione di contratti a tempo determinato in contratti di lavoro fisso.

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