Ilva, la vendita ad Arcelor adesso rischia di saltare

Il Mise: «L'Avvocatura rileva forti criticità e lesione del principio di concorrenza». Il piano B e l'idea Cdp

Ilva, la vendita ad Arcelor adesso rischia di saltare

Di Maio si prepara ad annullare la gara per la cessione dell'Ilva. A dispetto delle attese, con una nota diffusa ieri in serata, il ministro dello Sviluppo economico ha reso note le conclusioni a cui è giunta l'Avvocatura di Stato, chiamata in causa per definire la legittimità dell'iter che ha portato all'assegnazione della gara alla cordata Am Investco, guidata dai franco-indiani di Arcelor Mittal. E secondo le prime indicazioni l'Avvocatura offre a Di Maio le motivazioni per mandare a monte la vendita. Dal parere, arrivato martedì sera al ministero dello Sviluppo economico, emerge infatti come «persistano forti criticità e nuovi elementi fondamentali che porterebbero al sospetto di illegittimità dell'atto», spiega Di Maio in una nota. «Il profilo più rilevante - prosegue è legato a eccesso di potere, e cioè al cattivo esercizio dello stesso, non essendo stato tutelato il bene comune e il pubblico interesse a causa della negata possibilità di effettuare rilanci per migliorare l'offerta».

Un documento di 35 pagine che potrebbe la chiave di volta nella travagliata storia del polo siderurgico tarantino e fare da spartiacque tra un prima (il passaggio del business e di 10mila lavoratori sotto il cappello di Arcelor) e un dopo, al momento sconosciuto. Secondo quanto dichiarato dal Mise, il parere affronta sia le criticità rilevate dall'Autorità Nazionale Anticorruzione che alcuni ulteriori profili segnalati all'attenzione dell'Avvocatura. Tra le altre cose, infatti, «l'Avvocatura evidenzia una possibile lesione del principio di concorrenza: lo spostamento del termine al 2023 per l'ultimazione degli interventi ambientali avrebbe dovuto suggerire una proroga del termine per la presentazione di ulteriori offerte. E in relazione alle tutele ambientali l'estrema importanza di ambiente e salute richiede altri necessari approfondimenti in materia», spiega la nota. Parole, quelle di Di Maio, che pesano come macigni sul futuro delll'Ilva a meno di un mese dalla scadenza della gestione commissariale (15 settembre) e dall'esaurirsi della cassa (circa 24 milioni) che sta sostenendo l'ordinaria attività degli stabilimenti.

Ora la «patata bollente» passa, dunque, nelle mani del vicepremier che, per oggi, ha convocato una conferenza stampa ad hoc. A questo punto ci si attende che sia ufficializzato l'annullamento della gara e formalizzata l'esclusione della Mittal, di cui è vicepresidente Matthieu Jehl. Di Maio svelare il «piano B» preannunciato nelle scorse settimane e che, secondo indiscrezioni, prevederebbe l'ingresso di Cdp, o di Invitalia, in una newco pronta a rilevare il colosso siderurgico. Un tempo pubblica sotto l'ombrello dell'Iri, e poi privatizzata al gruppo Riva, l'Ilva è stato il primo caso in Italia di una privatizzazione andata male. Finita con processi penali e condanne pesanti a carico dei rappresentanti del gruppo Riva.

In attesa di chiarezza, le dichiarazione del Mise hanno scatenato diverse polemiche e, con un tweet l'ex ministro dello Sviluppo Carlo Calenda ha chiesto a Di Maio «di pubblicare il parere prima dell'annunciata conferenza stampa per evitare il solito ridicolo show a senso unico».

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