Intesa, capitale più forte col "modello danese"

Arriva il via libera della Bce, sale la solidità patrimoniale dell'istituto

Carlo Messina
Carlo Messina

Intesa Sanpaolo da ieri fa parte del gruppo di istituti di credito europei che hanno ricevuto l'ok della Bce per l'utilizzo del «compromesso danese» a far data dal 30 settembre prossimo. Si tratta di un metodo contabile, definito Danish Compromise perché approvato dalla Commissione Ue durante la presidenza danese del 2012, che consente alle banche di trattare gli investimenti assicurativi come attivi ponderati per il rischio anziché dedurli dal capitale.

In particolare, l'applicazione riguarda gli asset consolidati nel gruppo: Intesa Sanpaolo Vita (che controlla Intesa Sanpaolo Assicura) e Fideuram Vita. L'adozione di questo modello, esteso da Bruxelles fino al 2024 rispetto alla scadenza originaria fissata a fine 2018, comporta un beneficio in termini di liberazione del capitale. Secondo quanto comunicato da Ca' de Sass nella semestrale del 31 luglio, il vantaggio ammonterebbe a circa 50 punti base per il Cet 1 ratio fully phased-in. In particolare, il parametro passerebbe dal 12,3% (al netto della mitigazione dell'impatto della prima applicazione dei nuovi standard Ifrs 9) al 12,8 per cento. Considerato che nella semestrale il capitale netto di maggior qualità idoneo alla computazione Cet 1 è indicato in 38 miliardi di euro, l'impatto del «compromesso danese» è stimabile in 1,5 miliardi. Per quanto concerne l'operatività corrente, quindi, le ricadute sono ancor maggiori. Allo stesso tempo, questo passaggio rappresenta un ulteriore «scudo» contro la buriana dei tassi negativi che penalizza non solo la redditività delle banche ma anche la qualità dell'attivo in senso lato.

Discorso diverso rispetto a Mediobanca, unica entità italiana ad applicare il modello danese finora (eccetto Intesa, gli altri gruppi non hanno molto capitale bloccato nella bancassurance). Piazzetta Cuccia, infatti, ha rafforzato ulteriormente il proprio Cet 1. Il cambiamento dei modelli regolamentari le ha poi consentito di conservare il 13% nella compagnia triestina.

Per il gruppo guidato dall'ad Carlo Messina, invece, la visione strategica al momento non cambia.

Restano fermi gli obiettivi del piano 2018-2021 che punta a rendere Intesa Sanpaolo una delle prime quattro compagnie assicurative nel ramo Danni in Italia e la prima per i prodotti diversi dal comparto veicoli dedicati al retail, con premi lordi Danni in crescita a circa 2,5 miliardi di euro a fine periodo. Attraverso la crescita interna.

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