Intesa, nei prossimi tre anni usciranno 9mila dipendenti

L'esodo è volontario. Previste anche 1.500 assunzioni. Gli esuberi costeranno alle banche italiane 5 miliardi

Carlo Messina
Carlo Messina

L'accordo sul maxi esodo è stato siglato nella notte di mercoledì con i sindacati dei bancari: Intesa Sanpaolo prevede 9mila uscite volontarie da qui al 2020 con l'accoglimento di tutte le domande presentate da circa 7.500 persone nell'ambito del Fondo di Solidarietà. A fronte di chi lascia ci saranno però 1.500 nuove assunzioni, di cui 1.000 a tempo indeterminato e 500 con contratto misto.

Sul totale, 1.500 uscite riguarderanno entro fine 2018 i dipendenti di Intesa che hanno già maturato i requisiti pensionistici. Mille arriveranno entro giugno 2019 dalle ex popolari venete (Pop Vicenza e Veneto Banca) acquistate a giugno e 3.000 dal gruppo Intesa nell'ambito del Fondo di Solidarietà. Altri 3.500 usciranno dall'istituto guidato da Carlo Messina entro giugno 2020 sempre coperti dall'ammortizzatore di categoria.

La staffetta generazionale consentirà, dal 2021, di risparmiare circa 675 milioni l'anno in termini di spese del personale. La riorganizzazione arriva alla vigilia della presentazione del nuovo piano industriale di Intesa che sarà presentato a febbraio e le fuoriuscite volontarie riguarderebbero anche una settantina di top manager in partenza a breve (più della metà sarebbero però figure della prima linea delle ex popolari venete».

Nel caso di Intesa sono state, dunque scongiurate uscite obbligatorie o licenziamenti e garantite nuove entrate nonostante i vincoli imposti dalla Bce rispetto all'integrazione di Vicenza e Montebelluna. L'accordo firmato da Messina con i sindacati va ad aggiungersi alla massiccia manovra sugli organici partita con le grandi ristrutturazioni bancarie. Carige ha raggiunto sabato scorso l'intesa con i sindacati sulle modalità di gestione delle ricadute del piano industriale 2017-2020. L'accordo prevede l'attivazione del Fondo di Solidarietà per 490 uscite volontarie che, insieme ai pensionamenti incentivati, consentono di gestire i previsti esuberi. Unicredit l'accordo l'ha invece firmato a febbraio: Per 3.900 bancari che escono volontariamente e con incentivi di qui al 2024, ce ne sono quasi 2mila che entrano (tra nuove assunzioni e stabilizzazioni).

Negli ultimi due anni la gestione delle crisi di Mps, venete, Casse del Centro e delle quattro banche risolte è già costata 10 mila posti di lavoro in meno su una platea di 40 mila occupati. Circa 1,2 miliardi sono stati messi a budget dagli istituti e altri 1,6 miliardi sono a carico dello Stato per un totale di 2,8 miliardi dedicati alla gestione dei tagli. Nel complesso si stima che gli esuberi costeranno alle banche italiane 5 miliardi.

Nel caso del Montepaschi, l'altra faccia del salvataggio statale sono 5.500 esuberi su 25 mila dipendenti e il taglio di 600 filiali su 2 mila. Il progetto di rilancio messo a punto dall'ad Marco Morelli punta a ridurre il costo del lavoro del 9% a 1,5 miliardi nel 2019.

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