Economia

Intesa piace ai piccoli di Ubi ma mancano ancora i fondi

Consegnato il 32% del capitale. Ora restano gli ultimi due giorni. Attesa per i prezzi di lunedì

Intesa piace ai piccoli di Ubi ma mancano ancora i fondi

Le adesioni all'offerta di Intesa su Ubi Banca salgono di un altro 6% arrivando al 32,6%. A questo punto mancano ancora due sedute: lunedì e martedì prossimo, per poter conferire le azioni Ubi all'offerta di Intesa, che termina martedi 28. Ma d'ora in poi le cose cambiano: ieri è stato l'ultimo giorno «normale». Fino a ieri chi comprava azioni Ubi in Borsa era in tempo a consegnarle all'Opas di Intesa per ricevere 17 titoli ogni 10, più 57 cent per ogni azione. Da lunedì, per effetto dei tre giorni che occorrono per il regolamento di Borsa, chi compra Ubi le riceve sul proprio deposito oltre il termine di chiusura dell'Opas di martedì 28. Per questo c'è grande attesa per vedere come andrà il titolo lunedì. Non avendo più il sostegno dell'Opas i casi sono due: o crollerà, perdendo tutto il potenziale premio e dando ai possessori il segnale di aderire in fretta; ovvero terrà le posizioni, avvalorando la tesi del management che una per una Ubi senza Intesa il bello deve ancora venire. Si vedrà presto.

Quello che si può già dire adesso, secondo fonti vicine all'operazione, è che il 32,6% che ha consegnato le azioni, depurato delle due maggiori fondazioni (Cuneo al 5,9% e Pavia 3,9) e di Cattolica (1%) conta oltre il 21% di piccoli soci: circa 35mila teste che hanno firmato i moduli dell'Opas dal loro intermediario. Segno che una buona parte del retail, probabilmente la meno frammentata, ha gradito l'ipotesi di traslocare nel libro soci di Intesa.

Mancano all'appello, al contrario, tutti gli investitori istituzionali, accreditati fino al 40%. Tra questi c'è il misterioso fondo Parvus (8%), partecipato da investitori con mandato fiduciario sulla cui identità circolano ipotesi di ogni tipo e sui quali ci sarebbe il faro di Consob e Procura. Mentre sul resto dei fondi, le scommesse del mercato sono a senso unico: soprattutto dopo il rilancio cash è difficile pensare che un operatore professionale rinunci a questa opportunità certa per qualcosa di futuribile. In questo senso il prezzo di lunedì sarà importante per le ultime decisioni sull'adesione.

Per questo in casa Intesa il 32,6% è un buon numero: si calcola che tra lunedì e martedì, oltre a un altro 4-5% di retail, dai fondi arriverà la spinta decisiva a superare la soglia minima del 50%+1 e forse anche quella dei due terzi del capitale in assemblea, necessaria per mettere in cantiere fin da subito la fusione: sulla base delle presenze assembleari si calcola il 54% di Ubi garantisca anche il controllo della straordinaria.

Una minoranza di blocco composta da Parvus e da un nucleo di soci dei patti bergamasco e bresciano è ancora possibile.

Con il rischio, però, se dovessero restare sotto, di vedersi poi offrire un concambio (o un recesso) a prezzi che faranno rimpiangere l'Opas.

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