Italia-Cina, esportiamo sempre più vino, macchine utensili e... archeologi

Prende il via a Venezia la collaborazione che porterà nel Paese del Dragone i nostri esperti nel campo del restauro e della conservazione dei beni culturali. Intanto l’enologia e la meccanica made in Italy conquistano Pechino (+35 e +17%)

Italia-Cina, esportiamo sempre più vino, macchine utensili e... archeologi

Economia e cultura; vino, macchine utensili ma anche competenze in campo culturale. I rapporti fra Italia e Cina si fanno più stretti e c’è finalmente da sperare che il nostro Paese riesca a colmare il ritardo, soprattutto rispetto ai partner europei, accumulati in tempi recenti nelle relazioni con l’ex Celeste impero, sempre più paradiso del business globale.

Nel giorno in cui l’Istituto per il commercio con l’estero rende noto che in un anno il nostro Paese ha incrementato del 17,2% l’export verso la Cina di componentistica pneumatica e ingranaggi e organi di trasmissione (che ora vale 285 milioni di euro), Vinitaly fa sapere che l’export di vino italiano verso la Cina, ha registrato lo scorso anno un aumento del 35% in termini di volumi (quasi 31 milioni di litri) e del 6% ad Hong Kong (poco meno di 3 milioni di litri). Un trend confermato anche nei primi sei mesi di quest’anno con un +16% nel Paese del Dragone e un +40% nella ex colonia britannica.

E nello stesso giorno prende il via anche un importante accordo di collaborazione in campo culturale che avrà altrettanto importanti ricadute economiche. Si chiama «Cultural Heritage, the source of wisdom, heritage of all humanity», ovvero «Patrimonio Culturale, sorgente di conoscenza, patrimonio di tutta l’umanità». È un progetto multi regionale, sostenuto dal Ministero degli Affari esteri e del quale la Regione del Veneto è capofila oltre che soggetto proponente, che punta ad accreditare l’Italia come referente per le istituzioni cinesi sui temi del restauro e della valorizzazione dei beni culturali. L’obbiettivo, infatti, è offrire al Paese asiatico, sempre più impegnato nell’opera di recupero e valorizzazione del proprio patrimonio archeologico e culturale, l’esperienza dei nostri istituti universitari, dei nostri centri di ricerca e delle nostre imprese. I principali partern cinesi dell’iniziativa sono l’Università e il Capital Museum di Pechino, il Museo di Schangai, il Museo di Nanchino (che ha in programma il recupero dei 20 chilometri della cinta muraria della antica capitale cinese), la soprintendenza archeologica di Chongquing, una della quattro grandi metropoli del Paese, il Kong Family Mansion di Qufu, città natale di Confucio, la provincia dello Hunan, terra che ha dato i natali a Mao dove si trovano alcuni dei più importanti siti archeologici del paese, con presenza di sculture, terrecotte e libri di grandissimo valore.

Alla presenza della delegazione cinese giunta a Venezia per definire gli aspetti operativi della collaborazione, che dovrebbe iniziare entro un mese, l’assessore veneto alle Attività produttive e all’Internazionalizzazione, Marino Finazzi, ha detto: «Da questa iniziativa e dal consolidamento dei rapporti istituzionali tra Regioni italiane e Province Cinesi ci aspettiamo un aumento del numero delle imprese italiane partecipanti ai bandi in Cina, un aumento delle tecnologie, beni e servizi

italiani venduti ai partner orientali e la costruzione di un sistema di buone prassi per garantire adeguato supporto istituzionale e tecnico alle piccole e medie industrie italiane e venete interessate al mercato cinese».

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