L'affare Wind-3 Italia scalda le tlc

Il mercato crede alla fusione, che riguarderebbe solo il mobile. Telecom sale in Borsa ai massimi dal 2011

La febbre da «risiko» nelle telecomunicazioni sostiene Telecom Italia (+4,2% a 1,04 euro, ai massimi dal 2011) mentre cresce l'attesa sulle prossime mosse di consolidamento nella telefonia mobile italiana. Verso una minore competizione sui prezzi per gli operatori del mercato e quindi una maggiore redditività per tutti. Telecom compresa.

Per Wind e 3 Italia potrebbe essere arrivato il momento di convolare a giuste nozze dopo anni di trattative interrotte e riprese. Il momento è quello giusto come dimostra, indirettamente, la mancanza di smentite ufficiali e ufficiose a quanto riportato ieri dal Giornale . E cioè che l'operazione si starebbe avvicinando dopo un vertice cruciale svoltosi, in questi ultimi giorni, negli uffici londinesi di Deutsche Bank. Certo di definito non c'è ancora nulla e ogni eventuale accordo potrebbe anche saltare all'ultimo minuto. Non sarebbe certo il prima volta.

Ma il mercato inizia ad entusiasmarsi. La logica per gli esperti c'è, oggi ancor di più che in passato, considerando la crescente competizione dell'offerta sul 4G che necessita di investimenti da un lato e dall'altro rischia di schiacciare chi resta indietro sulla clientela meno redditizia. «Le nozze, almeno sulla carta, appaiono inevitabili. Wind è penalizzata da una copertura 4G ancora limitata (al 35% del territorio, meno della metà di quella offerta da Telecom Italia e Vodafone) e dall'offerta più aggressiva di 3 Italia» sostiene un operatore che preferisce l'anonimato secondo cui la società tlc controllata da Hutchison Whampoa «corre il pericolo di rimanere un operatore di nicchia e di dover giocare di rincorsa sui prezzi a scapito della redditività».

Non solo. Anche il mutato scenario economico potrebbe avere convinto Vimpelcom, la holding controllata dal miliardario russo Mikhail Fridman cui fa capo Wind, a trovare quell'accordo mancato lo scorso autunno con la Hutchison Whampoa.

Insomma l'operazione che darebbe vita al terzo polo tlc è strategicamente perfetta. Quanto alle modalità, si scommette su un'acquisizione delle attività nel mobile di Wind da parte di Li Ka Shing, il magnate a capo di Hutchison Whampoa, che replicherebbe in Italia il modello portato avanti nel resto d'Europa, puntando dritto alla leadership.

Nella nuova ipotetica società confluirebbero gli asset di telefonia mobile di entrambi i gruppi, oltre al debito e alla cassa necessaria a riequilibrare i pesi. Wind conta su un giro d'affari che sfiora i 5 miliardi rispetto ai 2 circa registrati da 3 Italia, e soprattutto su un ebitda intorno ai 2 miliardi e su un free cash flow di un miliardo, mentre per la rivale la redditività è ancora un nodo da risolvere. Tuttavia su Wind pesa un debito di 9,5 miliardi (rifinanziati lo scorso aprile) che finora ha concorso a ostacolare l'accordo.

La società guidata da Maximo Ibarra peraltro sta ridefinendo il proprio perimetro con la cessione della torri ad Abertis (si parla di una valutazione di 800 milioni), a cui potrebbe seguire in futuro la vendita delle attività nel fisso (Infostrada, con un valorizzazione di 3-4 miliardi di euro).

Comunque vada, per Telecom Italia, ogni matrimonio altrui rappresenta

un'ottima notizia a cui brindare visto che, come nota Mediobanca, «il consolidamento del mercato italiano potrebbe accelerare il ritorno alla crescita nel business del mobile e mettere la parola fine alla guerra i prezzi».

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