La crisi dell'editoria pesa sui conti de L'Espresso che ha chiuso il primo semestre con un utile netto stabile a 3,8 milioni (da 3,7 milioni) su ricavi in calo del 10% a 332,5 milioni. I margini restano piatti con l'ebitda che si è attestata a 33,7 da 33,3 milioni, e l'ebit che si è fermato a 17,9 da 17,8 milioni. Bene l'indebitamento netto, migliorato a 66,8 milioni dai -73,5 milioni di fine 2013. Luci e ombre per il test di metà anno del gruppo, rivelatosi comunque in linea con le attese degli analisti, a fronte di un contesto editoriale dal segno meno: i ricavi diffusionali, pari a 114,8 milioni, sono scesi del 6,8%; e quelli pubblicitari del 10,2% a 188,2 milioni. A livello di settore, la stampa ha registrato un decremento della raccolta dell'11,2%, mentre le radio ha tenuto (+0,1%). La raccolta su Internet, infine, ha segnato una flessione dello 0,9%. «Quanto alle previsioni per l'intero esercizio, il gruppo editoriale spiega che «sono fortemente dipendenti proprio dall'andamento del mercato pubblicitario, che risulta allo stato ancora incerto».
Dopo il cda, ieri è andata in scena anche l'assemblea che ha dato l'ok all'aumento di capitale al servizio della conversione del prestito obbligazionario equity linked con scadenza 9 aprile 2019, riservato a investitori istituzionali. In sede ordinaria, l'assemblea ha inoltre deciso di non nominare un nuovo amministratore al posto del dimissionario Sergio Erede, ma di ridurre i componenti da 13 a 12.
Quanto alla cessione di Persidera ( multiplex di Ti-media e L'Espresso), il presidente Carlo De Benedetti, ha detto di aver «dato mandato a una banca d'affari per trovare un partner, essendo disponibili a venderla anche tutta». De Benedetti ha infine indicato in 500 milioni il valore della società.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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