Le «quattro streghe» non spaventano Wall Street, ancora a passo di record, mentre sul mercato petrolifero si materializza la possibilità di un aumento di 500mila barili al giorni da parte dell'Opec (con l'Arabia del principe Mohammed Bin Salman in regia) e dei Paesi esterni al Cartello, a cominciare dalla Russia. Insomma, è più facile dribblare le insidie di una seduta come quella di ieri alla Borsa di New York da quadruple whitching, in cui venivano appunto a scadere contemporaneamente quattro contratti sui derivati (future, opzioni, opzioni sugli indici e opzioni sui singoli titoli) che le indiscrezioni sull'aumento dell'output che i produttori di greggio potrebbero decidere nella riunione che si terrà domani ad Algeri.
L'effetto dei rumor è stato immediato: arrivato a guadagnare il 2% con un massimo intraday di 10 mesi vicino ai 72 dollari, il Wti ha poi quasi azzerato i guadagni. Con probabile soddisfazione di Donald Trump che giovedì scorso era tornato alla carica, accusando in un tweet l'Opec di «spingere per prezzi del petrolio sempre più alti» e intimando correzioni al ribasso delle quotazioni. Il maggior sforzo che il Cartello potrebbe sostenere insieme con Mosca è teso a compensare il buco produttivo, al momento non ancora stimabile, dell'Iran. Resta da capire quale sarà la reazione di Teheran se la misura sarà confermata. Il Paese degli ayatollah aveva fatto sapere qualche giorno fa di considerare «finito» l'accordo che l'Opec e alcuni importanti produttori raggiunsero nel 2016 per tagliare la produzione e rilanciare i prezzi Opec.
A New York, intanto, il Dow Jones (+0,3% a un'ora dalla chiusura) e l'S&P 500 (+01%) sono rimasti in territorio record per la seconda seduta di fila mentre il Nasdaq ha perso slancio, appesantito
nuovamente dai semiconduttori. L'indice delle 30 blue chip corre da otto sedute su nove e quello benchmark da nove su 10, cosa che permette loro di marciare verso la seconda settimana consecutiva in aumento, la decima su 12.
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