Manifatturiero fermo al palo. Pesa il rallentamento tedesco

Nel 2019 fatturato +0,2%. I forti legami tra Germania e Italia fiaccano la filiera dell'auto. Bene la farmaceutica

Manifatturiero fermo al palo. Pesa il rallentamento tedesco

La frenata della Germania pesa sul manifatturiero italiano molto di più dell'incertezza sulla Brexit o della guerra dei dazi, almeno allo stato attuale.

A soffrire in particolare è l'industria legata all'automotive. «Il rallentamento così forte dell'industria automobilistica tedesca, pari al 12% circa, ha un impatto importante sulla produzione manifatturiera italiana. Dagli pneumatici ai freni dagli acciai speciali fino a tessuti e pelletteria per la gli interni, la Germania assorbe il 20% del valore aggiunto destinato dalla nostra industria manifatturiera all'automotive mondiale» ha commentato Gregorio De Felice, capo economista di Intesa Sanpaolo, nel corso della presentazione, avvenuta ieri a Milano, del Rapporto Analisi dei Settori Industriali realizzato dalla Ca' de Sass insieme a Prometeia. Lo studio, per quanto riguarda l'industria manifatturiera nel suo complesso, parla del 2019 come di «un anno di pausa», penalizzato dall'incertezza e dal rallentamento della domanda interna, in cui il fatturato manifatturiero si dovrebbe attestare a fine anno 897 miliardi di euro in crescita dello 0,2% a prezzi costanti (dal +3,1% del 2017 e al +1,4% del 2018), con un margine operativo lordo al 9,2% e una redditività del capitale proprio all'8,3 per cento.

Lo scenario dovrebbe migliorare nel prossimo biennio, Brexit e dazi permettendo. Nel 2020 il giro d'affari manifatturiero è stimato in aumento dell'1,1% e l'anno successivo dell'1,4 per cento. Le condizioni affinché il manifatturiero torni a marciare sono due: che non peggiori la guerra commerciale internazionale e, soprattutto, che si torni a investire.

«Negli ultimi due anni abbiamo ottenuto ottimi risultati sui mercati internazionali, con un saldo commerciale di poco meno di 94 miliardi. Ma per proseguire su questo fronte, bisogna ammodernare gli impianti e riprendere a investire» commenta l'economista secondo il quale gli investimenti pubblici «devono diventare un volano anche per quelli privati».

La stagnazione degli ultimi mesi è legata al calo registrato dall'intera filiera dell'automotive e del suo indotto, penalizzati dall'andamento dell'industria dell'auto tedesca e trasformazione dettata dalle nuove normative sulle emissioni e alimentazioni alternative.

La performance peggiore del 2019 è legata agli intermedi chimici (in calo del 4% circa), seguita dall'elettronica (con un calo intorno tre punti percentuali), autoveicoli e moto (-2,3%).

In flessione, seppure più contenuta, anche il settore degli intermedi (gomma plastica), l'elettrotecnica e la metallurgia. Scende infine anche la filiera degli elettrodomestici (con un rallentamento che sfiora i due punti percentuali). A trainare nel 2019 l'industria manifatturiera italiana sono stati invece i prodotti di largo consumo (con un balzo in alto vicino ai quattro punti percentuali) e, con una crescita di oltre due punti percentuali, il sistema moda, la farmaceutica e i materiali da costruzione.

Nel biennio lo scenario è destinato a cambiare, tanto più che tutti i settori industriali sono previsti in miglioramento. A trainare il manifatturiero italiano nei prossimi due anni saranno nell'ordine la farmaceutica (+2,2%) che beneficerà degli investimenti in nuova capacità produttiva e, a seguire, l'elettronica, il largo consumo e i materiali da costruzione.

In ripresa anche la filiera dell'automotive (il settore auto e moto è atteso in rialzo dell'1,3%). Performance intorno al punto percentuale per il design e la moda su cui influisce la selezione sull'alto di gamma, oltre all'industria alimentare.

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