«Mediaset lo ha chiarito. La sede legale viene trasferita solo per un problema di governance all'interno dell'azionariato, ma quella fiscale resta in Italia. Questo è il punto». Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ieri ha ulteriormente puntualizzato il contesto che vede uno dei principali soci privati italiani della confederazione industriale disegnare il progetto di una superholding olandese, Mfe - MediaforEurope, per creare un broadcaster paneuropeo.
Il caso del gruppo media di Cologno Monzese è differente rispetto ad altri precedenti come quello di Fca che ha compiuto il «trasloco» del Lingotto e della controllante Exor tanto per motivi di stabilizzazione dell'assetto azionario quanto di convenienza fiscale. Mfe, però, pagherà le tasse in Italia. Entrambi, tuttavia, hanno voluto evitare la «palude» del quadro normativo italiano in ambito civilistico. In Olanda vi è grande flessibilità della governance societaria e, con la scelta delle special vote shares che conferiscono diritti di voto multiplo, Mediaset e la controllante Fininvest possono compiere il salto verso la creazione di una piattaforma digitale che coinvolga tutto il Vecchio Continente e sia in grado di contrastare le Big Tech e i colossi americani dei media nella raccolta pubblicitaria. Amsterdam è il posto giusto per lanciare questa sfida perché, come ha spiegato l'ad di Mediaset Pier Silvio Berlusconi, «lì le regole fanno sì che una società che affronta un cambiamento possa avere una stabilità di azionariato». Se a questo si aggiunge un apparato giudiziario snello e burocrazia zero, la convenienza raddoppia. Anche in Italia con il decreto Competitività del 2014 si è cercato di adeguare l'ordinamento ai modelli di Francia e Stati Uniti ma con poco successo. Le spa quotate non possono emettere azioni a voto plurimo (fino a 3 voti per azione), ma possono farlo quelle che intendono quotarsi per garantire al controllante di tenere salda la maggioranza. Le quotate possono istituire il registro delle loyalty share, cioè un premio fedeltà che dà diritto fino a due voti per azione a chi detiene i titoli per almeno due anni. Il sistema non ha riscontrato grande successo ed è stato utilizzato da poco più di 50 spa presenti sui mercati di Borsa Italiana. La lentezza della giustizia, i pronunciamenti spesso penalizzanti per le maggioranze e gli stravolgimenti delle normative da parte del Parlamento rendono difficile progettare a medio e lungo termine.
Ecco perché è riduttivo pensare che Mfe nasca come risposta al tentativo di scalata di Vivendi, poi bloccato dall'antitrust. Anzi, la speranza del gruppo di Cologno è che i francesi aderiscano al progetto e valorizzino così l'investimento che hanno in carico a 3,7 euro a fronte dei 2,7 euro garantiti dal recesso.
Al contrario, la creazione di Mfe rappresenta un'operazione con la quale un'azienda italiana diventa protagonista a livello internazionale, coinvolgendo la propria controllata
iberica e la partecipazione del 9,6% nella tedesca Prosieben Sat 1. Un passo importante per un Paese che vede multinazionali come Parmalat e Italcementi e eccellenze del made in Italy come Bulgari e Gucci già in mani straniere.
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