L'intervento della Cdp è stato invocato, a quanto risulta, nel tentativo di recuperare dal crac i 55 negozi di Mercatone Uno su cui si sono abbassate le serrande lo scorso week end.
Il nome di Cassa Depositi e Prestiti è stato fatto nel corso del tavolo istituzionale aperto al ministero dello Sviluppo Economico tra i creditori e le oltre 500 aziende fornitrici della catena di negozi di arredi rappresentate da una sola associazione. Assente, a quanto risulta, il ministro Luigi Di Maio. Le imprese, creditrici di Mercatone Uno per 250 milioni di euro, sarebbero poi state invitate dal Mise a partecipare all'eventuale cordata chiamata a risollevare le sorti del gruppo che, solo un anno fa, aveva visto arrivare in suo soccorso Shernon Holding.
Il veicolo, creato allo scopo di rilevare le vetrine di articoli per la casa, è stato dichiarato fallito venerdì scorso da Tribunale di Milano sotto il peso di 90 milioni circa di debiti, perdite gestionali mensili fino a 6 milioni oltre all'«assenza di credito bancario e di fiducia da parte dei fornitori».
In attesa che dai propositi sipassi a tratteggiare, in concreto, il destino dell'ex impero di Romano Cenni, sul tavolo ministeriale sarebbero state avanzate altre due richieste da parte dell'associazione dei fornitori: la riapertura dell'amministrazione controllata con nuovi commissari e l'estensione alle aziende creditrici delle agevolazioni previste dal Fondo Serenella (aiuti finanziari per pmi in difficoltà a causa dei mancati pagamenti).
Il crac di questa sorta di «piccola Ikea» tricolore non coinvolgere soltanto i 1.
800 dipendenti rimasti a casa e per cui lunedì scorso si è aperto un tavolo al Mise, ma anche i 10mila addetti delle aziende che rifornivano Mercatone Uno. «È dal 2014 che la mia azienda non viene pagata da Mercatone Uno verso cui vanta crediti per 1,6 milioni», conferma per esempio Rino Santaniello, la cui società lavorata con Mercatone Uno.
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