Montezemolo porta il Sigaro in Borsa

Il Toscano in Piazza Affari a settembre. L'ex capo della Ferrari nominato presidente

Montezemolo porta il Sigaro in Borsa

Il Sigaro Toscano andrà in Borsa tra settembre e ottobre. E a presiedere la società ci sarà Luca Cordero di Montezemolo, nominato ieri al vertice del gruppo per alternare Aurelio Regina, nominato comunque vicepresidente, insieme con Gaetano Maccaferri. Si tratta, peraltro, dei grandi soci del Sigaro: Maccaferri, con il gruppo Seci, ha la maggioranza del gruppo (oltre il 50%); mentre Montezemolo detiene il 14,3% del capitale al pari di Piero Gnudi; Regina ha il 10,2%, come Francesco Valli; mentre il tributarista Matteo Tamburini possiede lo 0,7%.

Il gruppo Maccaferri ha rilevato il Sigaro nel 2006 dalla Bat, che aveva partecipato alla privatizzazione dei monopoli. Ma fin da subito la quota di minoranza è stata divisa con una cordata di amici, imprenditori e professionisti. L'operazione, ai tempi, fu valutata intorno ai 100 milioni. Oggi il gruppo del Sigaro Toscano dovrebbe valere più di quattro volte tanto: una stima che deriva dall'applicazione di un multiplo misto, che calcola 12 volte i margini della società, pari a 33,2 milioni di ebitda nel 2017 (l'utile netto è stato di 17,3 milioni) alla stregua sia di concorrenti come la danese Stg, sia dei brand del lusso. Anche perché è chiaro che ci troviamo di fronte a un marchio di tendenza del made in Italy.

E non è certo un caso che per la quotazione in Borsa sia stato chiamato Montezemolo, ormai un marchio egli stesso del buon vivere italiano. Oltre che una garanzia di grandi affari. Per l'ex presidente di Confindustria, Fiat, Ferrari, il 2018 non è niente male: nel giro di un paio di mesi si è ritrovato in tasca 252 milioni dalla vendita della sua quota dei treni Italo (di cui 240 di plusvalenza pulita), ai quali ora ne aggiungerà un'altra ventina con la quotazione del Sigaro, più una quarantina di valore dei suoi titoli in Borsa. Totale: 60.

I calcoli sono fatti sulle ipotesi di mercato che prevedono di portare i Sigari in Borsa (se ne occuperanno Unicredit, Credit Suisse e Banca Akros) tramite la vendita (Opv) del 30-35% del capitale. Con un incasso per i soci che, su una valutazione di 400 milioni, è nell'ordine dei 140. Anche se una parte dell'operazione potrebbe prevedere un aumento di capitale. Dipenderà dai progetti del gruppo, che in questi anni, per preparasi al mercato e creare valore, si è mosso oltre che sulla razionalizzazione societaria, anche e soprattutto sulla crescita all'estero con alcune importanti acquisizioni.

Tanto che sui 210 milioni di sigari venduti nel 2017, 38,5 sono stati acquistati all'estero (più del 18%, con una crescita del 10% sull'anno scorso).

Di sicuro il tradizionale galà di settembre, che quest'anno sarà a Firenze, è ora più atteso che mai: oltre a festeggiare i 200 anni, i soci brinderanno all'ingresso del Toscano in Piazza Affari.

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