Mps, lavori in corso. E non potrebbe essere altrimenti, visto il rischio incombente di dimissioni in arrivo da parte dell'attuale top management. Il tempo stringe: seppur in mancanza di convocazioni per il redde rationem, si parla di un cda per il 9 o il 16 gennaio. Nel frattempo si infittiscono colloqui all'ombra del Cupolone tra l'ad Fabrizio Viola, il Tesoro, Consob e Bankitalia.
La sensazione è che sia scesa in campo una task force di istituzioni e authority pur di trovare una soluzione prima che diventi insanabile la frattura tra management e Fondazione (azionista al 33,4% di Rocca Salimbeni), evidenziata con l'assemblea del 28 dicembre sui tempi della ricapitalizzazione da 3 miliardi necessaria a ripagare i Monti Bond. Tanto più che il rinvio a maggio dell'operazione, voluto da Palazzo Sansedoni, pone problemi anche a livello Ue, visto che da Bruxelles era arrivato l'ok alla ristrutturazione di Rocca Salimbeni, e l'eventuale addio del vertice (il presidente Alessandro Profumo e l'ad Viola) che ha firmato il piano industriale potrebbe complicare ulteriormente lo scenario. Ieri è stata la volta dell'incontro tra Viola e Bankitalia, una riunione, secondo palazzo Koch, «più tecnica che politica». Successivamente ci sarebbe stata una telefonata tra il manager di Rocca Salimbeni e il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni. Siena, intanto, tace e aspetta il rientro di Antonella Mansi, presidente della Fondazione, già al lavoro, a quanto sembra, per trovare nuovi investitori disposti a mettere mano al portafoglio per entrare nel capitale della banca, riconoscendo a Palazzo Sansedoni per la quota detenuta in Mps, una valorizzazione dei singoli titoli pari a 0,18-0,20 euro. Per centrare l'obiettivo, Mansi, in assemblea, ha guadagnato cinque mesi.
Ad autorità, azionisti e istituzioni rimane molto meno tempo per risolvere la situazione con il top management: il count down per il cda è iniziato. È stato lo stesso Profumo ad aver rinviato ogni decisione in merito a eventuali dimissioni al cda. Sul mercato si dipingono già scenari successivi all'ipotetico addio, anche se c'è chi non smette di sperare che i vertici del Monte, o quanto meno Viola, rimangano saldi a Rocca Salimbeni, almeno fino al completamento della ricapitalizzazione.
E, in effetti, la Borsa sembra credere in una soluzione: il titolo ha chiuso ieri a 0,18 euro (+1%), abbastanza lontano da quei 0,12 euro a cui le banche creditrici di Palazzo Sansedoni possono rilevare il suo 33,4% nell'istituto più antico del mondo.
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