Nasce l'asse commerciale anti Trump

Entro il 2019 via i dazi da scarpe, borse e carni: i vantaggi per il made in Italy

Rodolfo Parietti

Ci sono voluti quattro anni, scanditi da ben 18 round negoziali, ma alla fine Unione europea e Giappone ce l'hanno fatta: prende forma l'accordo bilaterale di libero scambio, ovvero l'intesa che abbatte dazi, rimuove barriere e aumenta la tutela per i prodotti tipici. Nella sostanza, un agreement nel segno dell'apertura reciproca che va in direzione ostinata e contraria rispetto al protezionismo muscolare di Donald Trump.

L'annuncio dell'accordo è stato dato ieri, con un timing perfidamente calibrato: oggi si aprono infatti ad Amburgo le danze del G20, e al presidente Usa, che ha affossato il Ttip (il trattato di liberalizzazione commerciale Usa-Europa) e rottamato il partenariato con 10 Paesi del Pacifico, verrà sventolata sotto il naso la liaison nippo-europea. «Per quanto ci riguarda, non c'è protezione nel protezionismo. Solo lavorando insieme possiamo stabilire standard globali per la sicurezza, l'ambiente e la protezione dell'ambiente», ha spiegato il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker. Ogni riferimento al tycoon a stelle e strisce è dichiaratamente voluto.

Difficile, comunque, che The Donald torni sui propri passi. Ma, al momento, importa più capire quale sia la portata di un accordo per ora sottoscritto solo a livello politico e destinato, nella migliore delle ipotesi, a concretizzarsi non prima del 2019. I numeri in ballo dicono però già qualcosa: l'Unione europea è il terzo partner commerciale del Giappone, mentre il Sol Levante, con i suoi 127 milioni di abitanti, è il sesto del Vecchio continente; inoltre, i due territori assommano il 40% del commercio mondiale e il 30% del Pil. Non poco. Dai conti di Bruxelles, le esportazioni comunitarie verso il Paese asiatico dovrebbero aumentare di circa 20 miliardi di euro.

Una cifra che rifletterà l'eliminazione dei dazi (attualmente pari a un miliardo di euro l'anno) su oltre il 90% dell'export europeo, una percentuale che si alzerà al 97% una volta che l'accordo sarà a pieno regime. È poi prevista l'apertura dei mercati dei servizi (in particolare quelli finanziari, delle telecomunicazioni e dei trasporti) e una serie di interventi sugli ostacoli non tariffari mirati ad agevolare l'accesso delle imprese Ue al mercato giapponese. I benefici più immediati riguardano il settore industriale e quello agroalimentare. Se esportare automobili in Giappone sarà più semplice grazie alle nuove regole che eliminano l'obbligo di prove e certificazione e all'accettazione da parte di Tokyo delle norme internazionali sugli autoveicoli, sono parecchi i comparti del made in Italy che possono salutare con soddisfazione l'intesa. È il caso, per esempio, delle calzature: i dazi saranno abbattuti dal 30 al 21% all'entrata in vigore, per poi essere soppressi completamente nel corso dei 10 anni successivi. Lo stesso percorso è previsto per le borse in cuoio, per le scarpe sportive e per le calzature da sci.

Inoltre, l'85% dei prodotti dell'agroalimentare potrà superare il confine giapponese in esenzione da dazi, saranno eliminati o ridotti drasticamente i pedaggi sulle carni di maiale, mentre quelli sulle carni bovine saranno ridotti dal 38,5% al 9% nel corso di 15 anni.

Infine, l'intesa tutela e riconosce sul mercato nipponico oltre 200 prodotti agricoli europei aventi una specifica origine geografica europea, e tra questi il Parmigiano Reggiano, l'Asiago, l'Aceto Balsamico di Modena e il Prosecco. Prosit.

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