Nell'hangar Etihad scoppia la grana Jet Airways

La partecipata indiana in crisi non paga gli stipendi. La rotta Emirates

Nell'hangar Etihad scoppia la grana Jet Airways

La compagnia indiana Jet Airways non ha ancora pagato l'intero stipendio di agosto ai suoi 16mila dipendenti, annunciando ritardi e rateizzazioni anche per i prossimi mesi. È la conseguenza di una crisi finanziaria che ha portato in rosso i conti dei primi due trimestri dell'anno. In giugno l'azienda aveva annunciato un taglio del 25% a tutti gli stipendi, misura poi ritirata per l'aspro scontro con il personale.

La notizia mostra come si stia sbriciolando un altro tassello di quell'alleanza costruita dall'allora padre-padrone di Etihad, James Hogan, che aveva coinvolto anche Alitalia; e in questo contesto va inquadrata l'ipotesi di un'acquisizione del gruppo di Abu Dhabi da parte della «cugina» Emirates, che invece gode di ottima salute. Il disegno di Hogan, col senno di poi, era un po' strampalato, ma in quel momento sembrò originale e coraggioso: intendeva portare nel proprio sistema una serie di vettori acciaccati, da risanare e mettere in rete con Etihad; questa acquistava quote di minoranza ma diventava contemporaneamente il riferimento per la gestione. I presupposti erano l'esperienza di Etihad, l'utilizzo dell'hub di Abu Dhabi e la grande disponibilità patrimoniale degli emiri. Si formò una rete un po' disordinata, con Air Berlin (nella quale Etihad acquistò il 29%), la svizzera Darwin (33%), Air Serbia (49%), Air Seychelles (40%) e, appunto, Jet Airways (24%). L'operazione più importante fu Alitalia (49%) dove i proclami di risanamento furono via via procrastinati, e poi abbandonati. Un'altra liaison con la compagnia di Mumbay porta il nome di Cramer Ball, l'ultimo ad sbarcato a Fiumicino, che fu presentato come il risanatore proprio di Jet Airways. Ball, durato in Italia circa un anno, nonostante il suo pedigree è stato travolto dalla spirale dei conti, ha dovuto lasciare Alitalia ai commissari, ed è finito indagato per bancarotta fraudolenta assieme a Silvano Cassano e a Luca Cordero di Montezemolo, suoi predecessori al vertice.

L'ardita alleanza creata da Hogan che di Alitalia era vicepresidente ha celebrato vari funerali (ed è costata alcuni miliardi). Air Berlin è fallita, Darwin (ribattezzata Etihad regional) è fallita, Alitalia è tenuta in vita dalla procedura straordinaria, Jet Airways va come va. Poche notizie, ma non negative, per la minuscola compagnia serba e per quella delle Seychelles.

Il regista di questi insuccessi, Hogan, è stato allontanato da ogni posizione di responsabilità, perchè gli emiri di Abu Dhabi già alle prese con i ridotti proventi petroliferi, non hanno certo gradito veder finire in rosso anche la loro compagnia, prima considerata un gioiello: nel 2016 le perdite di Etihad sono state 1,95 miliardi di dollari, scese a 1,52 nel 2017. In questo stato, finire sotto l'egida di Emirates potrebbe essere la salvezza.

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