Oggi il decreto per le due venete

La Bce: istituti ormai insolventi. Consiglio dei ministri per dare il via al salvataggio

Oggi il decreto per le due venete

Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono tecnicamente fallite e la loro procedura di liquidazione sarà gestita attraverso un decreto che sarà emanato oggi dal Consiglio dei ministri. La Bce ieri sera ha dichiarato le due banche venete «in dissesto» o «prossime al dissesto» (failing o likely to fail secondo la terminologia dell'Eurotower) informando il Single Resolution Board, l'Authority europea per la risoluzione delle banche in crisi presieduta dalla tedesca Elke König, che non era applicabile lo standard comunitario. Dunque entrambi i vigilanti hanno concluso che le due banche dovranno essere liquidate secondo le normative italiane.

Il ministero dell'Economia ha successivamente reso noto che il governo adotterà «le misure necessarie ad assicurare la piena operatività bancaria, con la tutela di tutti i correntisti, depositanti e obbligazionisti senior». In pratica oggi l'esecutivo varerà un decreto legge che crea le condizioni per la cessione degli asset della due banche a Intesa Sanpaolo che intende acquistarne le attività in bonis. Il dl ha lo scopo di consentire la regolare apertura degli sportelli lunedì mattina, senza alcuna discontinuità. Nel frattempo i due istituti potranno presentare l'istanza per la liquidazione coatta amministrativa dichiarandosi insolventi e Bankitalia provvederà alla nomina di uno o più commissari per ciascuna di concerto con il Tesoro.

I problemi tecnici, però, sono numerosi. In primo luogo, occorre cambiare la «destinazione d'uso» del Fondo Salvarisparmio da 20 miliardi varato dalla legge di Bilancio per la ricapitalizzazione preventiva di Mps. Andrà utilizzato pure per finanziare la bad bank che assorbirà gli 11 miliardi di non performing loan dei due istituti (3-4 miliardi il costo atteso). In seconda istanza, bisognerà provvedere alla salvaguardia degli obbligazionisti subordinati individuali che, come specificato dal comunicato, saranno colpiti dal fallimento assieme agli azionisti (cioè il Fondo Atlante che vi ha iniettato 3,5 miliardi) secondo il principio del «burden sharing».

Ultimo ma non meno importante punto nella trattativa Italia-Bruxelles è minimizzare l'impatto delle penalizzazioni imposte dall'esecutivo comunitario. «Le regole permettono la possibilità di concedere aiuti di Stato in questo tipo di situazioni», ha fatto sapere la Commissione Ue aggiungendo che sono in corso discussioni «costruttive con le autorità italiane su bozze di proposte» per un «sostegno pubblico» e che sono stati fatti progressi per trovare «una soluzione molto presto». Senza contare che Intesa non vuole licenziare, ma vorrebbe un sostegno statale al Fondo esuberi per gestire le eccedenze.

L'Europa non vede questo di buon occhio e la Fabi ha protestato. «Vogliono i licenziamenti», s'è lamentato il segretario Sileoni. Reuters, invece, ha rivelato che a maggio quattro hedge fund si sarebbero fatti avanti, ma furono respinti dal Tesoro.

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