Quattro operatori di telefonia cellulare tradizionale e ben 18 virtuali. Ecco il variegato panorama della telefonia mobile in Italia. Dal 2007 Tim, Vodafone, Wind e «3», a causa di una delibera dell'Authority, hanno dovuto aprire la loro rete agli operatori mobili virtuali, società che offrono un proprio servizio «mobile» usando però la rete di qualcun altro pagando un canone d'accesso. Il primo ad arrivare è stato Coop Voce, ma quello di maggior successo è Poste Mobile che, con circa 3 milioni di clienti, ha conquistato il 50% del mercato che ne conta sei. Eppure le attese in principio erano molto forti. Gli operatori tradizionali, infatti, erano piuttosto spaventati per le tariffe basse che potevano essere praticate da quelli virtuali. Che, oltretutto, vendevano le proprie sim tramite i punti vendita della grande distribuzione o negli uffici postali. Il boom però non c'è stato. «Il problema - spiega Fabrizio Bona, pronto a lanciare il nuovo operatore virtuale Bip Mobile- è che nessuno di questi operatori si occupa soltanto di telefonia mobile. Sono società che hanno un core business diverso dalle tlc. Per questo non hanno mai proposto tariffe davvero competitive, capaci di spaccare il mercato».
Infatti, in Europa, l'unico Paese dove la telefonia mobile virtuale è riuscita davvero a influenzare le offerte degli altri operatori è la Danimarca, dove opera Telmore.
Qui l'offerta ha avuto successo perché meno cara del 40% rispetto a quella degli altri. E lo stesso si propone di fare, in Italia, Bip Mobile che si appoggerà sulla rete di «3».
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