Ora l'educazione finanziaria

Ci risiamo. Prima Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia, quindi, Mario Nava, presidente di Consob sono tornati a parlare della fondamentale importanza nella tutela dei risparmi. Entrambi hanno posto l'accento sul concetto di «Educazione Finanziaria». Tutti parlano di educazione finanziaria come una necessità improrogabile per tutelare i 4.200 miliardi di attività finanziarie delle famiglie italiane. Tutti ne parlano ma personalmente credo che parlarne non basti più. Chi se ne occupa davvero? Mi chiedo se l'educazione finanziaria venga tirata in ballo per «scaricare» sui risparmiatori la responsabilità delle loro scelte d'investimento o se ci sia davvero voglia di far crescere la capacità di rendere produttivo il frutto dei sacrifici fatti dai nostri connazionali. Davvero pensiamo che l'educazione finanziaria possa tradursi nell'obbligare la gente a studiare testi di scienza delle finanze? Lo credete possibile? Io no. Ma questo non significa che non lo si possa fare.

Le istituzioni che gestiscono i risparmi: banche, sim, assicurazioni. Dovrebbero essere loro, le prime ad affiancare i cittadini con progetti di approfondimento culturale sul tema, programmi che continuerebbero ad essere sviluppati nel rapporto uno ad uno tra il mondo della consulenza e la clientela. Anche questo credo debba essere un parametro di scelta nell'affidarsi a questa o a quella banca. Ma non basta.

Se è scontato che certi temi dovrebbero entrare come materia di base nei percorsi scolastici è chiaro che tali argomenti dovrebbero, entrare nella comunicazione generalista: anche in una fiction si potrebbe «casualmente» parlare di diversificazione e dell'uso corretto dei mezzi di pagamento elettronico, non credete? Di questo si parlerà nella trasmissione Mercati Che Fare in onda oggi alle 16.20 su TgCom24 di Mediaset.

leopoldo.gasbarro@me.com

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