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La "pace" tra Usa e Cina dà ossigeno alle Borse

Wall Street in rialzo per lo stop ai nuovi dazi. Ma i tagli dell'Opec fanno impennare il petrolio

La "pace" tra Usa e Cina dà ossigeno alle Borse

Intonazione positiva per i mercati azionari globali dopo il G20 di Osaka che lo scorso fine settinana ha sancito una tregua nella guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina. Ma, dopo lo scampato pericolo, nuove nubi si profilano all'orizzonte, visto che i Paesi Opec hanno deciso di confermare i tagli alla produzione stabiliti a fine 2018. Le Borse europee, in ogni caso, hanno registrato buoni rialzi e a Wall Street l'indice S&P500 ha toccato un nuovo massimo storico a quota 2.978 punti e a metà seduta anche Dow Jones e Nasdaq viaggiavano prossimi a incrementi del 2 per cento.

L'incontro tra il presidente americano Donald Trump e il leader cinese Xi Jinping è stato interpretato positivamente dai mercati. Tuttavia, hanno fatto notare alcuni addetti ai lavori, gli indici Usa hanno beneficiato dell'apertura della Casa Bianca alla possibilità per la cinese Huawei di tornare a fare shopping di tecnologia negli Stati Uniti. Senza l'impennata del comparto hardware e software probabilmente Wall Street avrebbe navigato poco sopra la parità. Molti trader sono, infatti, orientati a far scattare le prese di profitto.

Le principali Borse europee, nonostante il buon andamento dei mercati americani, hanno però chiuso sotto i massimi di seduta. Il Dax di Francoforte ha guadagnato lo 0,99% a 12.521 punti, il Ftse 100 di Londra lo 0,97% a 7.497 punti, l'Ibex di Madrid lo 0,72% a 9.264 punti e il Cac40 di Parigi lo 0,52% a 5.567 punti. Unica eccezione Piazza Affari dove l'indice Ftse Mib (+0,09% a 21.254 punti) è stato appesantito da Atlantia (-3,2%), finita nel mirino del Movimento 5 Stelle che le vuole revocare le concessioni autostradali. Molto meglio i mercati obbligazionari con il rendimento del Btp decennali che è tornato sotto il 2% (all'1,95%, minimo da maggio 2018) in virtù di un calo dello spread a 231 punti agevolato dall'ottimismo circa la conclusione positiva dello screeening Ue sui conti pubblici che non dovrebbe chiudersi con la procedura di infrazione.

Nel frattempo si fa sempre più difficile la battaglia di Trump per calmierare il prezzo del greggio. Ieri a Vienna i rappresentanti dei 14 Paesi Opec erano orientati a dare seguito all'accordo preso a margine del G20 di Osaka dal principe saudita Bin Salman e dal presidente russo, Vladimir Putin, che prevede il mantenimento dei tagli alla produzione decisi alla fine del 2018.

La scelta sarà ufficializzata oggi, quando alla riunione si uniranno anche i produttori che non fanno parte del cartello tra i quali Russia, Malesia, Messico e Bahrein. Le notizie provenienti da Vienna hanno dato slancio alle quotazioni, con il Wti in rialzo dell'1,9% a 59,60 dollari al barile e il Brent dell'1,76% a 65,88 dollari.

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