È più facile spostare un panzer con un grissino che convincere Angela Merkel a irrobustire il fondo permanente salva-Stati Esm. La Cancelliera continua a far muro contro lipotesi del firewall extra-strong, incurante delle pressioni esercitate a più riprese anche dal Fondo monetario internazionale. Una posizione ribadita ancora ieri: «LEsm rimarrà a 500 miliardi di euro», ha detto chiaro e tondo Frau Angela. Per la verità, il grimaldello per aprire la difesa tedesca ci sarebbe, ed è stato la stessa Merkel a parlarne: «Continueremo a discutere, e di questo hanno parlato anche i ministri delle Finanze delleuro zona, per valutare la possibilità di un uso combinato dellEfsf e dellEsm».
Non è da escludere, del resto, che la Cancelliera baratti un ammorbidimento della propria posizione sul paracadute anti-crisi in cambio della nomina di Wolfgang Schaeuble alla presidenza dellEurogruppo, ora che Jean-Claude Juncker sta per passare la mano. Se il ministro delle Finanze tedesche dovesse farcela, si profilerebbe la germanizzazione di un organismo-chiave da cui può dipendere - come è stato di recente nel caso della Grecia - il destino di un Paese. Certo è che con Schaueble, forte sostenitore delle misure di austerità e di severe riforme strutturali per la crescita, lEurogruppo verrebbe marcato da unimpronta ultra-rigorista. Sulla candidatura del suo ministro, giudicato «eccellente», la Merkel ha glissato: in Europa «ci attendono una serie di nomine e non voglio fare commenti in merito», ha detto.
Lesigenza di dotare con più munizioni il fondo salva-Stati resterà comunque al centro del dibattito europeo. Anche perchè gli attuali fondi potrebbero rivelarsi insufficienti nel caso i venti di crisi che continuano a soffiare su Portogallo e Irlanda si trasformassero in una bufera. Senza contare che la crisi greca è ben lontana dallessere risolta. La Commissione europea ha posato la lente di ingrandimento su Atene per scoprire che ci sono «rischi elevati» sul raggiungimento degli obiettivi di bilancio e sullandamento della crescita nel Paese mediterraneo. Ricevuto il via libera, dopo trattative estenuanti, al secondo pacchetto di aiuti da 130 miliardi (lunedì prima tranche da 5,9 miliardi), Atene si trova alla prese con una recessione violentissima e con scarse - se non nulle - possibilità di ripresa nel breve periodo. Di misure pro-crescita non cè neppure lombra, mentre la nazione è sempre più allo stremo. Un rapporto della Commissione Ue calcola in un 18% la fuga dei clienti nel 2011 dalle banche greche, ma Bruxelles teme soprattutto che gli impegni di risanamento concordati con la troika vengano disattesi dal governo che guiderà il Paese dopo le elezioni.
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