Powell sfida ancora Trump. Tassi bloccati fino al 2021

Il presidente Fed: "Economia forte, non ha bisogno di aiuti. Risolvere i nodi con la Cina, gioverebbe agli Usa"

Powell sfida ancora Trump. Tassi bloccati fino al 2021

La Federal Reserve tiene duro, lasciando i tassi invariati all'1,5-1,75% e manda un messaggio ancora più forte e chiaro: fino al 2021, bocce ferme. Insomma, la campagna per le presidenziali dell'anno prossimo non sarà condizionata in alcun modo dalla politica monetaria come accaduto in passato, quando il costo del denaro subì variazioni, in entrambi i sensi, in 11 dei 12 anni delle elezioni dal 1972 in poi. Nessun aiuto a Donald Trump, quindi, che non smette di pretendere un azzeramento del costo del denaro cercando di minare la resistenza di Jerome Powell. Se ieri il solito tweet velenoso dell'inquilino della Casa Bianca non ha accompagnato la fumata nera uscita da Eccles Building, è perché The Donald stava decidendo, assieme al suo staff di negoziatori commerciali, se sospendere gli ulteriori dazi, per ulteriori 150-160 miliardi di dollari, che potrebbe colpire domenica prossima la Cina.

Ma per quanto la partita a scacchi con Pechino sia tra le principali variabili in grado di condizionare il quadro congiunturale, la banca centrale resta convinta che i tre aggiustamenti effettuati quest'anno siano più che sufficienti. Adesso, soprattutto, sembrano esserne convinti tutti i governatori: dal board è sparita l'ala del dissenso la cui voce in controcanto si era fatta sentire dallo scorso maggio in poi. Ora, tutto deciso all'unanimità, nel segno di un ritrovata coesione che renderà a Trump la vita difficile. A meno che Wall Street (invariata a un'ora dalla chiusura) non dia una mano a The Donald innescando una correzione violenta dello Standard&Poor's attorno al 10% come accaduto nel 2018, quando sell-off ripetuti costrinsero la Fed ad alzare bandiera bianca.

I giochi sembrano però fatti al momento, perché i dot plot, i «pallini» che mostrano le aspettative riguardo all'andamento dei tassi d'interesse da parte del board, mostrano che ben 13 membri su 17 non prevedono cambiamenti entro la fine del 2020; la maggior parte vede tassi più alti nel 2021, con un ulteriore aumento previsto nel 2022. La posizione della Fed è chiara, e ad esprimerla è stato Powell durante la conferenza stampa: la banca è pronta a intervenire solo se ci sarà un «cambiamento materiale» nello scenario economico. E, a tal proposito, la rimozione dell'incertezza nei rapporti con la Cina «sarebbe positiva per l'economia», visto che l'impatto della controversia con Pechino «è stato superiore» rispetto ai cambiamenti apportati all'accordo di libero scambio con Canada e Messico. Attualmente, le prospettive economiche restano comunque «favorevoli nonostante i rischi». Le stime prevedono che a fine anno il Pil crescerà del 2,2%, mentre nel triennio 2020-2022 gli incrementi saranno, rispettivamente, del 2%, 1,9% e 1,8%. Percentuali che faranno storcere il naso a Trump.

Lui ha promesso un +3% annuo. Un punto in meno rischia di compromettere la corsa per la Casa Bianca. Ma Powell resiste, e non ha caso ha citato l'appena scomparso ex presidente della Fed, Paul Volcker: «Agì con integrità e coraggio».

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