«Pronto ad assumere, ma il Jobs Act è un rebus»

«Dovrei aprire 50 negozi e sono pronto ad assumere 104 persone, ma da mesi sono fermo, aspettando il governo: come si fa a investire mentre domina l'incertezza? Il famoso jobs act è ancora tutto da capire, per non parlare dell'articolo 18: non è chiaro se si intenda abolirlo, o modificarlo, e in che modo». Il «grido di dolore» è di Bachisio Ledda, imprenditore che ha saputo raccogliere fin dall'inizio la sfida della liberalizzazione nel mercato postale: ora, attraverso le holding Lepido Italia e Junia Prima, controlla Mail Express, CityPoste e City Poste Payment, che hanno realizzato complessivamente circa 20 milioni di fatturato nel 2013.

L'allergia alle lungaggini, che nel 1998 lo ha spinto a lanciare il primo servizio di consegna in proprio, gli è rimasta: «Siamo una realtà solida, che vanta anche sinergie con Poste Italiane, con l'emissione di una carta Postepay, il pagamento dei bolli auto e dei bollettini della motorizzazione: finora, però, ci avvalevamo soprattutto di cooperative e franchising . Ora, con Mail Express Posta & Finanza, vogliamo mettere a disposizione servizi finanziari, assicurativi e postali nello stesso punto vendita. Per questo vogliamo aprire negozi a gestione diretta, non più in franchising , in tutto il Centro-Nord; Emilia, Toscana, Liguria, Piemonte, Lombardia e Triveneto. Per le 104 nuove assunzioni sono pronto a investire 5 milioni di euro, ma ho bisogno di avere garanzie sulla flessibilità in uscita promessa dal governo con il jobs act ».

In altri termini, il famoso - o famigerato, a seconda dei punti di vista - contratto a tutele crescenti, che di fatto cancella l'articolo 18 e rende più facile licenziare. Ma è davvero così? «In realtà io non manderei via neanche uno dei miei attuali dipendenti, perché ho fatto una selezione prima. Ma ci sono vincoli che davvero sono fuori tempo: a esempio, i portalettere che mi fanno le consegne lavorano per una cooperativa, quando potrebbero essere assunti. Però adesso devono rispettare una media imposta dalla cooperativa, se l'imponessi io i sindacati se la prenderebbero con me».

Contratti uguali per tutti, dunque: ma serve anche la flessibilità in entrata, che non vuol certo dire stage eterni o contratti a tempo determinato cristallizzati in un precariato perenne.

«Certo - conclude Ledda -: infatti, mentre tante aziende decidono di bloccare ogni investimento, se non

addirittura di licenziare, noi puntiamo a far crescere la nostra attività e ad aumentare i posti di lavoro. Però la politica deve fare presto: la crisi non aspetta e la ripresa dei consumi deve essere un obiettivo di tutti».

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