Proprio ora che si vende La7 inizia a crescere

Il dossier Ti Media mette Telecom un po' sotto pressione. Non perché la controllata che edita «La7» e «Mtv » sia un gravoso problema, anzi da quando il nuovo ad Marco Ghigliani ne ha preso le redini, è iniziato il turnaround. Il problema è un altro: la vicenda televisiva, infatti, si incrocia con il particolare momento finanziario del gruppo di tlc. Il presidente Franco Bernabè, infatti, con i risultati preliminari 2012 ha stabilito una priorità: dimezzamento del monte dividendi per tagliare i 28,2 miliardi di debiti e 16 miliardi di investimenti in tre anni. Logico che i grandi soci di Telco (Telefónica, Generali, Mediobanca e Intesa) non siano soddisfatti anche perché il titolo vale 0,63 euro rispetto agli 1,5 del valore di bilancio.
E così lunedì prossimo la questione de «La7» si chiuderà probabilmente in maniera definitiva. Il fondo Clessidra (che intende offrire circa 300 milioni per tv e multiplex) dovrebbe spuntarla su Cairo Communication ed eventuali terzi partecipanti. Ma se non fosse arrivato Ghigliani, probabilmente sarebbe andata peggio. Nel mese di gennaio «La7» è stata l'unica rete generalista a crescere (+0,5% di share sull'anno). È stato premiante il piano di rifocalizzazione sulle news nella fascia mattutina (Omnibus, Coffee Break e L'aria che tira) e nel prime time con Servizio pubblico (che a gennaio ha fatto il 18% di share medio grazie alla puntata con Silvio Berlusconi), Piazzapulita, In Onda e Otto e mezzo. Chiudendo programmi costosi e poco redditizi, come Cristina Parodi Live e G' Day, il trend si è decisamente invertito. La valorizzazione delle risorse interne, lo sfruttamento del magazzino diritti e il mantenimento di programmi che caratterizzano la rete, come quelli di Maurizio Crozza e Daria Bignardi, alla fine ha pagato. Se l'azione proseguisse, si potrebbe sicuramente far meglio del difficile 2012, caratterizzato da un Mol negativo per 44,8 milioni.

Ma il risanamento è un'operazione che richiede tempo, quello che purtroppo sembra mancare a Franco Bernabè, pressato da una parte dalle agenzie di rating (S&P ha minacciato il downgrade) e dall'altra dai soci irrequieti, in quanto il taglio del dividendo a 0,0197 euro mette a rischio la restituzione da parte di Telco degli 1,7 miliardi di prestito sottoscritto dagli azionisti.
E più si avvicina lunedì, più la Borsa attende la cessione. Ieri Ti Media ha guadagnato l'1,1 per cento.

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