«Io parlo di cose serie: il patto di Rcs scade nel 2014 e il tema (di un eventuale scioglimento anticipato; ndr) non è assolutamente all'ordine del giorno». Il presidente di Exor e di Fiat, John Elkann, all'assemblea speciale della holding del Lingotto ha colto l'occasione per liquidare senza mezzi termini la proposta lanciata da Diego Della Valle. Le parole di Elkann sono più pesanti delle pietre perché pronunciate dal terzo azionista del Corriere (con il 10,3%) e, soprattutto, da uno dei «pezzi da novanta» del patto di sindacato.
L'ennesimo tentativo di Mister Tod's di scardinare gli assetti del «salotto buono» della finanza italiana (da Generali a Mediobanca, passando per Rcs) sbatte contro un muro: i soci forti di Via Solferino non faranno un passo indietro. Nemmeno dinanzi al fuoco incrociato di Della Valle e, soprattutto, dei giornalisti del quotidiano che hanno indetto due giorni di sciopero per protestare contro i 110 tagli su un organico di 335 unità. Anzi, la smentita del gruppo Pesenti di un possibile disimpegno dall'aumento fa rimbombare ancor di più la «chiamata alle armi». Né va dimenticata la vicinanza tra Giuseppe Rotelli (16,5% fuori patto) e Giovanni Bazoli.
Le dichiarazioni di Elkann confermano - indirettamente - qualche «smagliatura» all'interno del blocco che controlla il 58% di Rcs (più un altro 2% fuori patto), rendendola di fatto incontendibile. «In un momento difficile per l'editoria - ha spiegato - è importante da parte degli azionisti avere senso di responsabilità e stare vicino alla società». Il presidente di Fiat ha inoltre anticipato che «il cda di Rcs del 27 marzo approverà il piano: avremo un'idea chiara di come si articola e questo darà la possibilità a tutti di esprimersi sull'adesione all'aumento» perché «oggi non abbiamo gli elementi per poter decidere». La strategia, però, è cambiata: prima il cda su conti e piano, in seguito un altro consiglio esaminerà il debito e l'aumento di capitale (che potrebbe essere più corposo e aggirarsi sui 600 milioni). Ecco perché domani un board lampo (anticipato da un preconsiglio «di ricognizione») cambierà il calendario.
La confusione sotto il cielo di Via Solferino non è poca. La sortita di Elkann è la voce ufficiale dell'asse Fiat-Bazoli che ha determinato gli attuali equilibri.
Mediobanca (che con Credit Suisse è advisor finanziario) tiene un basso profilo, ma Rcs sarà al centro del cda di domani (successivo al comitato nomine su Generali). Il piano dell'ad Pietro Scott Jovane è ancora un cantiere aperto, a parte le cessioni dei 10 periodici e i tagli.
Logico che, in un tale clima, Della Valle - sponsor dell'aumento hard da 800 milioni e da mesi indicato dai rumor interni come fautore di un piano alternativo - abbia lanciato altri strali via Repubblica al Professor Bazoli, «guida spirituale del gruppo». Più passa il tempo, però, più difficile sarà operare sconvolgimenti. A partire dalla prima poltrona del Corriere.
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