Urbano Cairo non ha effettuato «alcuna attività di due diligence di natura finanziaria, legale, commerciale, fiscale, industriale o altro su Rcs». Lo si legge nella relazione pubblicata in vista dell'assemblea di Cairo Communication che il 12 maggio dovrà votare l'aumento di capitale riservato all'Ops sulla società di via Rizzoli. Il progetto che Cairo vuole portare avanti per Rcs contempla, inoltre, il mantenimento degli asset in Spagna e di Rcs Sport. L'obiettivo è dare vita a un «grande gruppo editoriale multimediale e diversificato, che possa posizionarsi come operatore di riferimento nel mercato italiano, con forte presenza internazionale».
Nella relazione il corrispettivo dell'offerta (0,12 azioni Cairo Com per ogni azione Rcs), viene definito «coerente» con le metodologie di valutazione utilizzate: secondo la metodologia delle quotazioni di Borsa il rapporto di scambio va da 0,095 a 0,144 euro, secondo quello dei target price da 0,144 a 0,152, secondo i multipli di Borsa da 0,059 a 0,134. E' stato anche ascoltato un parere indipendente: per il professore di economia aziendale dell'Università degli studi di Milano Bicocca, Andrea Amaduzzi, il valore delle azioni della Rizzoli «non è inferiore» agli 0,527 euro attribuiti implicitamente dall'Ops.
In attesa di conoscere i risultati preliminari del primo trimestre approvati ieri in serata dal cda Rcs (i ricavi sono scesi a 219,8 milioni mentre indebiti sono saliti dai 487 milioni del 31 dicembre a 509 milioni di fine marzo) , a Piazza Affari il titolo della società guidata da Laura Cioli ha guadagnato il 4,7% a 0,61 euro. È stato dunque abbandonato il valore del concambio proposto dall'offerta di scambio annunciata da Cairo con Cairo Com che ha chiuso a 4,90 euro e in calo dell'1,80 per cento. Considerando anche il dividendo di 20 centesimi che l'editore piemontese staccherà a breve e il concambio annunciato, il gruppo del Corriere dovrebbe valere 0,564 euro in Borsa, mentre vale l'8,1% in più.
Sulla partita di via Solferino, Cairo sembra per ora giocare senza rivali dall'altra parte del campo: ieri l'ad di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, ha negato un interesse del colosso francese dei media per il Corriere: «No, abbiamo già tante cose in ballo».
Idem per De Agostini: «nessuno ci ha chiamato perchè sanno che non pensiamo che la carta stampata sia un investimento», ha detto il consigliere Lorenzo Pellicioli che invece guarda a Bompiani e Marsilio, le editrici che Mondadori dovrà cedere dopo aver comprato di Rcs Libri.CC
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