Rcs, Rotelli è il primo azionista col 16,55%

Nuovi equilibri al Corriere. Acquista per 53,7 milioni il 5,2% di Toti battendo sul filo di lana Della Valle. Pagato un premio dell'84%

Rcs, Rotelli è il primo azionista col 16,55%

Lo sciame sismico in Rcs non si ferma. Dopo l’addio polemico di Diego Della Valle al patto di sin­dacato, in seguito al rafforzamento dell’asse Fiat-Me­diobanca nella «politica» societa­ria, ieri è stata la volta di Giuseppe Rotelli. Il numero uno del gruppo ospedaliero San Donato è diventa­to il primo azioni­sta dell’editore di Via Solferino si­glando un accor­do per l’acquisto del 5,2% in mano alla famiglia Toti (Lamaro Costru­zioni) al prezzo di 53,7 milioni. Rotelli, che non partecipa al patto, diventerà così il primo azionista in­dividuale della ca­sa editrice con il 16,55% superan­do Mediobanca (che detiene il 13,7%, ma che tuttavia «influisce» sul 3,7% della controllata Genera­li). Il tempo futuro è obbligatorio perché l’acquisto si concluderà dopo l’assemblea di Via Rizzoli del 2 maggio prossimo. Nel frat­tempo, vigerà un accordo paraso­ciale in base al quale la quota Toti voterà in conformità alle indica­zioni dell’imprenditore pavese.

Prima di analizzare le implica­zioni del mutato assetto aziona­rio, è opportuno rilevare che i 53,7 milioni spesi per i 38,4 milioni di azioni in mano alla famiglia di co­struttori romani (entrati nel 2006 ­auspice Cesare Geronzi - con l’ ac­celerated bookbuilding di Credit Suisse a 4,51 euro sulla quota di Ri­cucci) implicano una valutazione di Rcs di circa 1,398 euro, l’84,2% in più dell’ultima quotazione di giovedì (0,759 euro) che equivale­va a una market cap di 570 milioni.

Ed è stato proprio il premio cospi­cuo a «sbloccare» giovedì sera le trattative che sotterraneamente andavano avanti da alcuni mesi. Trattative nelle quali ha cercato di inserirsi, secondo quanto si apprende, anche Diego Della Valle che con quel 5,2% avrebbe potuto presentare una propria lista e strappare l’elezione in cda per il posto riservato alle minoranze. L’offerta di entità inferiore, tuttavia, non è stata accettata.

Non è un mistero perciò che l’ac­celerazione di Rotelli sia legata a quel terremoto che si è scatenato dopo il j’accuse di Della Valle alle «logiche corporative» dell’accor­do di sindacato e alle sue intemerate nei confronti del presidente di Mediobanca Renato Pagliaro e a quello di Fiat ed Exor, John Elkann. Questi ultimi hanno propugnato una riforma della gover­nance che ha snellito il cda da 21 a 12 posti, e avviato la separazione tra proprietà e gestione con la pro­posta di amministratori indipen­denti come Luca Garavoglia, Ful­vio Conti, Roland Berger, Umber­to Ambrosoli e Andrea Bonomi.

A far da contraltare ai due mag­giori soci sindacati (il Lingotto ha il 10,3%) resta solo Giovanni Bazo­li, presidente del cds di Intesa Sanpaolo e di Mittel. È lecito per­tanto ipotizzare che il rafforzamento di Rotelli in Rcs non sia solo effettuato a difesa del po­sto in cda, ma rappresenti anche un ulteriore «avvici­namento» al Professore che da trent’anni è il padre nobile di Via Solferino (salvata in prima persona dal crac Ambrosiano) come ri­marcato dalla designazione al­la presidenza di Angelo Provaso­li. E soprattutto costituisca una «polizza»contro iniziative media­tico-giudiziarie (come I segreti di don Verzé , pamphlet editato dal

Corriere il mese scorso con tanto di intercettazioni ambientali dei colloqui tra il prelato e l’ex capo del Sismi Pollari) che potrebbero mettere in discussione iniziative imprenditoriali. Come il salvatag­gio del San Raffaele portato a ter­mine dallo steso Rotelli. Che peral­tro non è insensibile agli equilibri bipartisan, testimoniati dalla sua lista per il cda ove compaiono Car­lo Cerami della dalemiana Italianieuropei e Alberto Mingardi del­la liberal Bruno Leoni .

Insomma, per ora la pax di Via Solferino non dovrebbe essere messa in discussione. Il direttore del quotidiano Ferruccio de Borto­li sarà in sella fino alla scadenza del patto nel 2014.

In tempi brevi i «cacciatori di teste» di Spencer Stuart troveranno un nuovo ad, anche se finora hanno dovuto regi­strare i cortesi rifiuti di Claudio De Conto e di Antonio Baravalle. Poi si vedrà se Della Valle sarà stato profetico: «Al prossimo giro molti del patto non ci staranno più».

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