Lo sciame sismico in Rcs non si ferma. Dopo l’addio polemico di Diego Della Valle al patto di sindacato, in seguito al rafforzamento dell’asse Fiat-Mediobanca nella «politica» societaria, ieri è stata la volta di Giuseppe Rotelli. Il numero uno del gruppo ospedaliero San Donato è diventato il primo azionista dell’editore di Via Solferino siglando un accordo per l’acquisto del 5,2% in mano alla famiglia Toti (Lamaro Costruzioni) al prezzo di 53,7 milioni. Rotelli, che non partecipa al patto, diventerà così il primo azionista individuale della casa editrice con il 16,55% superando Mediobanca (che detiene il 13,7%, ma che tuttavia «influisce» sul 3,7% della controllata Generali). Il tempo futuro è obbligatorio perché l’acquisto si concluderà dopo l’assemblea di Via Rizzoli del 2 maggio prossimo. Nel frattempo, vigerà un accordo parasociale in base al quale la quota Toti voterà in conformità alle indicazioni dell’imprenditore pavese.
Prima di analizzare le implicazioni del mutato assetto azionario, è opportuno rilevare che i 53,7 milioni spesi per i 38,4 milioni di azioni in mano alla famiglia di costruttori romani (entrati nel 2006 auspice Cesare Geronzi - con l’ accelerated bookbuilding di Credit Suisse a 4,51 euro sulla quota di Ricucci) implicano una valutazione di Rcs di circa 1,398 euro, l’84,2% in più dell’ultima quotazione di giovedì (0,759 euro) che equivaleva a una market cap di 570 milioni.
Ed è stato proprio il premio cospicuo a «sbloccare» giovedì sera le trattative che sotterraneamente andavano avanti da alcuni mesi. Trattative nelle quali ha cercato di inserirsi, secondo quanto si apprende, anche Diego Della Valle che con quel 5,2% avrebbe potuto presentare una propria lista e strappare l’elezione in cda per il posto riservato alle minoranze. L’offerta di entità inferiore, tuttavia, non è stata accettata.
Non è un mistero perciò che l’accelerazione di Rotelli sia legata a quel terremoto che si è scatenato dopo il j’accuse di Della Valle alle «logiche corporative» dell’accordo di sindacato e alle sue intemerate nei confronti del presidente di Mediobanca Renato Pagliaro e a quello di Fiat ed Exor, John Elkann. Questi ultimi hanno propugnato una riforma della governance che ha snellito il cda da 21 a 12 posti, e avviato la separazione tra proprietà e gestione con la proposta di amministratori indipendenti come Luca Garavoglia, Fulvio Conti, Roland Berger, Umberto Ambrosoli e Andrea Bonomi.
A far da contraltare ai due maggiori soci sindacati (il Lingotto ha il 10,3%) resta solo Giovanni Bazoli, presidente del cds di Intesa Sanpaolo e di Mittel. È lecito pertanto ipotizzare che il rafforzamento di Rotelli in Rcs non sia solo effettuato a difesa del posto in cda, ma rappresenti anche un ulteriore «avvicinamento» al Professore che da trent’anni è il padre nobile di Via Solferino (salvata in prima persona dal crac Ambrosiano) come rimarcato dalla designazione alla presidenza di Angelo Provasoli. E soprattutto costituisca una «polizza»contro iniziative mediatico-giudiziarie (come I segreti di don Verzé , pamphlet editato dal
Corriere il mese scorso con tanto di intercettazioni ambientali dei colloqui tra il prelato e l’ex capo del Sismi Pollari) che potrebbero mettere in discussione iniziative imprenditoriali. Come il salvataggio del San Raffaele portato a termine dallo steso Rotelli. Che peraltro non è insensibile agli equilibri bipartisan, testimoniati dalla sua lista per il cda ove compaiono Carlo Cerami della dalemiana Italianieuropei e Alberto Mingardi della liberal Bruno Leoni .
Insomma, per ora la pax di Via Solferino non dovrebbe essere messa in discussione. Il direttore del quotidiano Ferruccio de Bortoli sarà in sella fino alla scadenza del patto nel 2014.
In tempi brevi i «cacciatori di teste» di Spencer Stuart troveranno un nuovo ad, anche se finora hanno dovuto registrare i cortesi rifiuti di Claudio De Conto e di Antonio Baravalle. Poi si vedrà se Della Valle sarà stato profetico: «Al prossimo giro molti del patto non ci staranno più».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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