Rete Tim, Bruxelles prepara l'ok a Kkr

Con i i rimedi proposti dagli americani il via libera a giugno. Ma potrebbe arrivare prima

Rete Tim, Bruxelles prepara l'ok a Kkr
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La vendita delle rete di Tim al fondo americano Kkr imbocca il rettilineo finale. Secondo quanto raccolto dal Giornale, la Commissione europea si prepara a dare la sua benedizione all'operazione di scorporo di NetCo, la società della rete di cui faranno parte per l'Italia il ministero dell'Economia (con il 20%) e il fondo F2i (con il 10%). Le negoziazioni si sono intensificate in questi giorni, con progressi cospicui, tanto che dal lato di Kkr c'è un clima di cauto ottimismo. Nessun commento, invece, trapela dal gruppo guidato da Pietro Labriola (in foto). La scorsa settimana si sono tenute le audizioni delle compagnie concorrenti di Tim, le quali hanno dichiarato all'Antitrust Ue le loro richieste. Ora il fondo americano dovrà decidere se presentare un pacchetto di rimedi (e in questo caso la Commissione avrebbe fino al 10 giugno per pronunciarsi) oppure non presentare alcuna proposta e proseguire nel negoziato per arrivare a chiudere entro l'attuale data limite che è fissata al 30 maggio. Alla Commissione interessa appurare, in sostanza, che l'acquisizione non porti ad aumenteare in modo considerevole i prezzi delle telecomunicazioni all'ingrosso. Comunque la si metta, in ogni caso, sembra difficile che i colloqui possano proseguire alla fase due come è avvenuto per le nozze tra le compagnie aeree Ita e Lufthansa. Un'operazione, quest'ultima, dai contorni estremamente differenti da quella tra Kkr e NetCo, che è uno scorporo e quindi non pone problemi di concentrazione. Le ragioni delle interlocuzioni con la Ue, in questo caso, sono di natura squisitamente tecnica, con le compagnie concorrenti che cercano di ottenere qualcosa dalla situazione attraverso le interlocuzioni che hanno avuto luogo la scorsa settimana.

Tra gli argomenti sul tavolo c'è il come e a che condizioni potranno lavorare le compagnie concorrenti dopo lo scorporo della rete e se, eventualmente, esistono differenze troppo grandi con le condizioni applicate a ServCo, vale a dire la Tim che sarà dopo il closing dell'operazione.

Sta di fatto, in ogni caso, che uno dopo l'altro stanno cadendo gli ostacoli verso il closing che, qualora dovesse arrivare la luce verde di Bruxelles, dovrebbe arrivare entro il mese di giugno. Anche le resistenze di Vivendi, primo socio del gruppo con il 23,7%, sembrano venire meno: la strategia di chiedere altri documenti e, quindi, allungare i tempi del processo promosso contro la decisione del cda di vendere la rete a Kkr, sembra più che altro un arrocco per creare il terreno a un accordo extragiudiziale. I tempi dilatati delle aule di tribunale non combaciano con la tabella di marcia spedita che sta seguendo la procedura. Infatti, sul mercato sta prendendo quota la convinzione che l'operazione non possa più fermarla nessuno. Improbabile, infatti, che un giudice possa mettere veramente in discussione l'operazione a closing avvenuto. E allora è prevedibile che si apra una finestra per programmare un percorso di uscita dal capitale di Vivendi. Un'uscita di scena decorosa, insomma, che permetta di minimizzare almeno in parte la perdita da 3 miliardi che il gruppo Bollorè sta patendo su Tim su un investimento da 4 miliardi. Nel frattempo, dopo il capitombolo di Borsa che portò Tim a perdere il 24% della capitalizzazione lo scorso 7 marzo, il corso della telco italiana si sta lentamente risollevando.

Infatti, nell'ultimo mese (ieri ha chiuso a -0,12% dopo una mattinata brillante) ha recuperato oltre il 10% e ora è scambiata a 0,246 euro. Segno di una fiducia crescente tra gli investitori, in attesa dei conti del 29 maggio.

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