Un Ronaldo-bond per la Juve: il mercato investe 150 milioni

La società non aspetta la Champions e sfida lo spread per gestire meglio i debiti. Ma la scommessa è sui ricavi

Un Ronaldo-bond per la Juve: il mercato investe 150 milioni

Non era mai successo che una società calcistica italiana andasse direttamente sul mercato dei capitali con un'operazione non coperta da garanzie patrimoniali. Come una banca o gruppo industriale. Ieri lo ha fatto la Juventus, annunciando l'emissione di un bond fino a 200 milioni.

Nel recente passato anche Milan e Inter hanno raccolto capitali con bond. Ma per i rossoneri si è trattato di emissioni sottoscritte da società dello stesso azionista di controllo (Elliott), mentre l'Inter ha raccolto 300 milioni sul mercato nel 2017, ma attraverso la controllata (Inter Media and Communication spa) che gestisce diritti e sponsor, e utilizzando titoli garantiti. La Juve, invece, emetterà obbligazioni «senior unsecured», ovvero prive di garanzie e quindi più rischiose. Non a caso l'operazione arriva a sei settimane dall'ingresso delle azioni nel paniere dei 40 principali titoli di Piazza Affari, la serie A della Borsa: è anche grazie a questo «rating» che la Juve si può confrontare con gli investitori istituzionali europei come un grande gruppo. E può permettersi di sfidare lo spread senza dare garanzie reali.

Organizzata da Morgan Stanley e Ubi Banca come «co-lead», secondo fonti finanziarie l'emissione potrebbe chiudersi già oggi. Sarà di 150 milioni, durerà 5 anni (scadenza 2024) e avrà una cedola fissa che dipenderà dal riscontro sul mercato. Il bond non sarà per piccoli investitori ma solo per specializzati e sarà comunque quotato su un mercato regolamentato Ue.

Ma perché la società ha chiesto al mercato 150 milioni? Nel comunicato si legge solo dello «scopo di dotare la società di risorse finanziarie per la propria attività ottimizzando la struttura e la scadenza del debito». In attesa della semestrale, che arriverà tra 26 e 28 febbraio, nei dati di fine giugno il debito finanziario netto era di 310 milioni, quasi doppio (+90%) rispetto al 2017 e prima ancora dell'operazione Ronaldo, che dovrebbe avere sul bilancio (tra ammortamento dei 100 milioni e stipendio) un peso di circa 80 milioni. Nel frattempo, dovrebbero crescere però i ricavi, a quota 411 milioni a giugno. Ed è questo il vero punto di forza della società, raccontato agli investitori: una previsione di crescita che porti il fatturato rapidamente sopra il mezzo miliardo. In questa direzione vanno l'accordo con Adidas, che da 25 milioni l'anno è salito a 40 e dal 2019-20 varrà in media 51 milioni fino al '27, e gli incassi dell'Allianz Stadium: grazie all'aumento dei prezzi il pur piccolo impianto (da 40mila posti, che qualcuno rimpiange di non aver pensato più capiente) porta 2,5-3 milioni in cassa a ogni gara, 65-70 a fine anno. Poi ci sono merchandising e diritti tv. Per questo la Juve si è permessa di emettere il bond prima degli ottavi della Champions: una eliminazione (peraltro improbabile) causerebbe sì un danno economico, di circa 40 milioni in caso di vittoria (mai come quest'anno a portata di mano), ma trascurabile rispetto ai ricavi.

Il bond, in definitiva, permetterà - a costi di mercato - di gestire la crescita del fatturato, digerire Ronaldo e magari mettere qualche altro calciatore in cantiere. Orizzonte 5 anni. Una data non casuale: il calendario internazionale Fifa, reale master plan delle società calcistiche, nel 2024 torna in discussione.

Dal calendario dipendono impegni stagionali, formule delle competizioni, diritti tv. È l'orizzonte dei ricavi, attualmente fissato fino al 2021 e, con poche possibili varianti, per un altro triennio. Fino, appunto, al 2024.

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