Spesso decisivo sul campo, adesso Cristiano Ronaldo trascina la Juventus anche in Piazza Affari. La società di calcio, quotata dal 2001, è stata inserita da Borsa Italiana nell'indice Ftse Mib (insieme con Amplifon). Le modifiche (dall'indice escono Mediaset e Mediolanum) avranno efficacia a partire dal 27 dicembre. Per la Juventus FC significa sbarcare fra le 40 azioni più rappresentative del mercato italiano. E significa, indirettamente, una maggiore appetibilità del titolo anche per i grandi fondi istituzionali che investono sul listino principale. Il titolo Juventus ieri ha perso il 2,42% a 1,17 euro, ma veniva da un mercoledì d'oro con un +8%. Trainato dalle prime indiscrezioni di un accesso al Ftse Mib e da un rapporto di Banca Imi che ha portato il giudizio sul titolo da hold a buy con un obiettivo di prezzo alzato fino a 1,4 euro per azione.
Il Ftse Mib è soggetto a una revisione trimestrale delle azioni che lo compongono, ciò avviene a marzo, giugno, settembre e dicembre. Il pass per accedere viene assegnato in base alla capitalizzazione di mercato, al numero di scambi effettuati e all'ammontare del flottante, ovvero il numero di azioni che sono realmente sul mercato. Che vi entri a far parte una squadra di calcio è un fatto singolare, anche perché questi titoli sono sempre stati considerati rischiosi, troppo volatili, poco patrimonializzati e acquistati da appassionati più che da risparmiatori prudenti. Il loro andamento, infatti, è condizionato dai risultati sportivi - per definizione incerti - e i loro bilanci non sono di facile lettura tra cessioni e acquisti di calciatori, plusvalenze e minusvalenze. Tant'è che in Italia sono quotate in Borsa solo Juventus, Roma e Lazio, con andamenti molto poco soddisfacenti: negli ultimi 15 anni il titolo Lazio è giù di circa il 70% e la Roma oltre il 60%. La stessa Juve, dalla quotazione del 2001, calcolando il prezzo rettificato dalle operazioni sul capitale, ha ceduto circa il 15 per cento.
La svolta è arrivata dopo l'acquisto di Cristiano Ronaldo: il titolo negli ultimi 6 mesi ha fatto segnare +90%. Il motivo lo spiega Banca Imi, nel rapporto Ronaldomics: il fuoriclasse portoghese, nei suoi quattro anni di contratto, compreso il prezzo d'acquisto, impatterà sui bilanci per 365 milioni trascinandoli in rosso per 3 anni. Ma porterà la società a triplicare i ricavi entro il 2022, a quota 624 milioni (dai 557 attuali) grazie alla vendita di magliette e ai maggiori introiti dalle sponsorizzazioni. Secondo le stime del rapporto, il pareggio di bilancio arriverà nel 2022. Essendo molto legato al suo campione, il titolo ha avuto facili entusiasmi come attacchi di panico improvviso: dopo l'arrivo di Ronaldo, a luglio, il titolo è schizzato in due mesi da 0,69 al record assoluto del 12 settembre di 1,67 euro per azione. Ma le accuse di violenza sessuale rivolte al campione lo scorso ottobre, lo hanno poi fatto andare a 0,91.
Al netto delle buone premesse, quindi,
rimangono le incognite. Farà la differenza la capacità della dirigenza di usare Ronaldo come trampolino, senza esserne dipendente. Perché in Borsa, come in campo, è rischioso rimanere appesi al successo di un solo investimento.
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