Ryanair non si piega alle disposizioni dell'autorità Antitrust e nei suoi confronti viene avviato un procedimento per «inottemperanza», che in gergo meno burocratico sfiora la protervia. Ora rischia una sanzione compresa tra i 10mila e i 5 milioni di euro. Ma il significato della vicenda sta soprattutto nella mancanza di rispetto da parte della compagnia irlandese sia per i consumatori sia per le autorità italiane: nonostante l'intimazione di dare ai propri passeggeri indicazioni «chiare, trasparenti e immediatamente accessibili» sui loro diritti, direttamente o attraverso il sito web, o non lo ha fatto o lo ha fatto in maniera insufficiente. Da qui il nuovo procedimento.
Tutto risale ai tagli di voli annunciati, in due momenti successivi, nel settembre scorso. La low cost di Dublino lasciò a terra 25 aerei su 400, prevedendo di cancellare 2.100 voli tra settembre e ottobre e altri 18mila fino a marzo 2018, coinvolgendo così non meno di 400mila passeggeri già prenotati. Nelle comunicazioni la compagnia low cost guidata da Michael O'Leary si premurò soprattutto di minimizzare il disagio, sottolineando che esso coinvolgeva «meno dell'1%» dei propri viaggiatori. Immediatamente l'Antitrust aprì un procedimento per verificare se nei comportamenti del vettore ci fossero state violazioni del Codice del consumo. Tra i vari profili di contestazione c'erano «il tenore e le modalità delle informazioni con le quali Ryanair ha informato i passeggeri della cancellazione dei voli», rischiando «di indurre in errore i consumatori circa l'esistenza e quindi l'esercizio del loro diritto alla compensazione pecuniaria» prevista dalla carta Ue dei diritti dei passeggeri.
Dall'indagine è scaturito un provvedimento cautelare, datato 25 ottobre, con il quale l'Autorità imponeva al vettore, entro 10 giorni, di informare i consumatori italiani con chiarezza dei diritti nascenti dalla cancellazione dei voli. Anzichè adeguarsi, Ryanair ha chiesto al Tar del Lazio di sospendere il provvedimento; il provvedimento non è stato sospeso e, nonostante ciò, essa ha continuato ad alzare le spalle, con un netto rifiuto nei confronti dell'Autorità. Ma non stupisce: spesso, in passato, la low cost ha avuto con le autorità italiane contrasti di varia natura, aeronautica, fiscale, assistenziale.
Ma O'Leary deve fare i conti con un mercato che sta cambiando, e scontentare la clientela non è detto che sia la via giusta. Proprio ieri sono stati diffusi i dati di traffico di novembre, che registrano una crescita ridotta al 6%, il dato più debole degli ultimi tre anni, che disegna una tendenza pericolosa, visto che in ottobre la crescita era stata dell'8% e il dato medio degli ultimi anni era del 10%.
Anche dal punto di vista operativo le strategie appaiono in mutamento, con la ricerca di accordi per entrare nel mercato del lungo raggio e per svolgere attività di «interline» (connessione tra voli propri e di compagnie alleate). Qualche mese fa Ryanair aveva dichiarato interesse per Alitalia; ma il caos d'autunno ha fatto svaporare un'idea che non piaceva a nessuno.
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