Slittano i dazi Usa sull'hi-tech cinese

Trump: "Salviamo il Natale". Bene le Borse, ma fiducia tedesca ai minimi dal 2011

Slittano i dazi Usa sull'hi-tech cinese

«Lo facciamo per salvaguardare le vendite del periodo natalizio». Così il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha spiegato ieri la decisione dell'Ufficio del rappresentante americano per il commercio di ritardare al 15 dicembre ulteriori dazi del 10% su prodotti «made in China» tra i quali cellulari, laptop, console per videogame, alcuni giocattoli, monitor per computer e alcuni tipi di scarpe e di abbigliamento. I colloqui con la Cina sono stati «molto produttivi», ha aggiunto il numero uno della Casa Bianca.

Il posticipo degli aggravi tariffari non riguarderà, però, l'intero paniere da 300 miliardi di dollari per il quale è previsto un incremento delle tariffe doganali già a partire dal primo settembre. Tuttavia i mercati hanno accolto entusiasticamente l'annuncio nel contesto di una seduta che si era aperta con i pesanti cali delle Borse asiatiche, comprese Hong Kong (-21%), alle prese con le proteste anti-Pechino, e Tokyo (-1,1%), che ha scontato le crescenti tensioni con Seul. Milano è stata la migliore piazza europea con il Ftse Mib che ha guadagnato l'1,36%, seguita da Parigi (+0,99% il Cac40) e Londra (Ftse 100 a +0,33%). L'indice Dow Jones, alle ore 20 italiane, avanzata del l'1,68%, mentre il Nasdaq del 2,2% circa.

I media statali cinesi hanno riferito di un nuovo contatto telefonico tra in negoziatori di Usa e Cina, mentre un funzionario statunitense ha confermato che il rappresentante del Commercio americano, Robert Lighthizer, dovrebbe risentire le controparti nel giro di due settimane. Certo, Donald Trump tiene sempre alta la tensione. In un tweet ha, infatti, rivendicato di aver costretto i cinesi a «una svalutazione enorme della loro valuta e a pompare una vasta quantità di denaro nel loro sistema, decine di miliardi di dollari che gli Usa stanno ricevendo sono un regalo dalla Cina». Il presidente ha inoltre sottolineato che «i prezzi non sono in aumento, non c'è inflazione» e che «gli agricoltori stanno ottenendo più di quello che la Cina avrebbe speso», comprando i prodotti statunitensi. L'opposizione democratica ha, tuttavia, fatto notare che il maggior gettito dai dazi doganali sulle merci cinesi (27 miliardi di dollari) è stato totalmente speso nei sussidi all'agricoltura, comparto maggiormente danneggiato dalla guerra commerciale.

La mossa distensiva nei confronti di Pechino ha consentito alla Borsa di Francoforte di chiudere in rialzo (+0,6% il Dax) nonostante l'indice Zew sull'attività economica abbia toccato il minimo da dicembre 2011, portandosi ad agosto a -44,1, ben 19,6 punti rispetto a luglio e molto al di sotto delle attese degli analisti (-3,5 punti). «La nuova escalation nella contesa commerciale tra Stati Uniti e Cina, i rischi associati di una corsa alla svalutazione delle monete e la crescente probabilità di una Brexit vanno a colpire una crescita già indebolita», ha osservato Achim Wambach, presidente del Centro per la ricerca economica europea (Zew, l'acronimo tedesco), anticipando che in questo contesto «le esportazioni tedesche e la produzione industriale dovrebbero continuare a deteriorarsi».

A tutto questo si aggiunge l'appiattimento della curva dei tassi, con lo spread 2-10 anni che si è avvicinato ai minimi del 2008 post Lehman. Altro dato negativo per la Germania è l'inflazione, che a luglio è salita all'1,7% annuo. Crescita ferma e prezzi in salita possono creare un mix esplosivo per Frau Merkel.

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