Le super truffe delle banche restano senza colpevoli

Le manipolazioni dei cambi e dei tassi hanno già generato 6 miliardi di multe ma nessun banchiere è stato accusato. Mentre a pagare il conto è solo il mercato

Ve lo ricordate Nick Leeson? Era il re dei trader di Barings, la banca della regina d'Inghilterra. Nel 1995 le sue operazioni spericolate fecero saltare l'istituzione secolare. Fu condannato a sette anni di galera.

E Jerome Kerviel? Anche lui un trader, ma della francese Société Générale. Nel 2008 creò nei conti del suo gruppo un buco da 500 milioni, sempre per operazioni ad alto rischio. Fu condannato a sette anni, due subito abbonati.

Tom Hayes, ex trader di Ubs e Citi, è stato condannato ad agosto da una corte inglese a quattordici anni di galera. La sua colpa? Aver contributo a manipolare i tassi di interesse europei. Dal banco dei testimoni, piangendo, ha detto: «guardate che quello che facevo era contenuto in un dettagliato manuale di istruzioni predisposto da Ubs».

Mentre nei primi due famosissimi casi di criminalità finanziaria a rimetterci sono state le banche e semmai i loro azionisti, nel terzo, il più recente, ad essere gabbati sono stato milioni di risparmiatori.

È la truffa finanziaria 2.0. Mentre le autorità di regolamentazione finanziaria e bancaria di tutto il mondo predispongono regole rigide, rigidissime, sui cosiddetti coefficienti di patrimonializzazione, di liquidità, di tesoreria e di rischio delle istituzioni finanziarie, le banche internazionali sembrano diventare gli Al Capone delle truffe internazionali. Solide (si spera), ma truffaldine.

Esageriamo? Si calcola che dal 2009 ad oggi le principali 25 banche al mondo abbiano pagato multe per la bellezza di 250 miliardi di dollari. Una cifra monstre : un sesto del Pil italiano. E non è finita. Secondo una recente ricerca di Huw van Steeins (Morgan Stanley) sono in corso giudizi che valgono altri 72 miliardi di multe da oggi al 2017. Dentro c'è di tutto: dal riciclaggio, agli aiuti dati ai propri clienti per evadere il fisco. Nei giorni scorsi la Bank of New York Mellon ha patteggiato una multa da 14,7 milioni perché avrebbe corrotto un fondo sovrano medio orientale per ottenere suoi quattrini in gestione. Il modo è quello più classico: avrebbe assunto in banca figli e nipoti del fondo per ingraziarsi i genitori. JpMorgan starebbe trattando in queste ore una multa da 150 milioni per conflitti di interesse sulla sua attività di private banking. Ve la facciamo semplice: ai propri clienti danarosi non avrebbe venduto i prodotti finanziari più vantaggiosi, ma quelli che riconoscevano alla banca commissioni più alte. È come se il vostro fruttivendolo vi vendesse le pere praticamente marce. Con il piccolo dettaglio che le pere le potete toccare per giudicarne la qualità, mentre per i fondi sperate in Dio e nella reputazione di chi ve li vende.

Si tratta, come direbbero i banchieri, di peanuts , cose da nulla. I due veri scandali dell'ultimo lustro riguardano la manipolazione dei tassi di interesse europei (per cui è stato condannato Hayes) e dei cambi. Nel primo caso sono state già pagate sanzioni per sei miliardi. Nel secondo l'asticella si alza a dieci miliardi.

Solo il mese scorso, cinque banche internazionali, hanno patteggiato una sanzione complessiva da 5,6 miliardi. Il giorno dell'annuncio, i rispettivi titoli sono saliti in Borsa e per questa vicenda non c'è ancora nessun singolo banchiere-bancario che abbia pagato. La cosa ridicola è che la truffa sui cambi e cioè l'accordo tra banche nel fissare il valore delle monete a loro relativo piacimento è avvenuta nel 2012, cioè proprio quando si stavano chiudendo i patteggiamenti per la manipolazione dei tassi di interesse interbancari europei. Brrr, che paura devono aver provato i big boss delle banche. A pagare infatti non sono mai loro.

Non siamo certo culturalmente portati a pensare che il mestiere del banchiere sia quello di un ladro in doppio petto. E siamo anche piuttosto solidali con chi grazie alla propria abilità riesca a fare un mucchio di quattrini. Ma qui abbiamo un problema: ogni tre anni emerge uno scandalo finanziario, di portata planetaria. Prima della crisi, gli scandali colpivano le fondamenta della banca che rischiava il fallimento.

Oggi colpiscono il mercato, fatto da milioni di posizioni che subiscono singolarmente piccole perdite. Poi quando il bubbone scoppia, la banca paga e resiste.

La multa si può considerare alla stregua di un premio assicurativo pagato per continuare a fare affari, anche dopo un incidente di percorso. C'è del marcio nel sistema bancario internazionale e non è giustiziando uno dei loro più oscuri meccanismi come Hayes che ne verremo a capo.

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