Mentre il governatore della Puglia, Michele Emiliano, resta sulle barricate e non sembra intenzionato a ritirare il ricorso al Tar, il comune di Taranto apre al dialogo con il governo.
Il sindaco Rinaldo Melucci, ha infatti avuto sotto le feste di Natale uno scambio di lettere con il ministro dello Siluppo, Carlo Calenda, che potrebbero portare alla firma di un protocollo d'intesa Mise-Comune di Taranto nel quale Palazzo Chigi sarebbe garante degli adempimenti richiesti da Taranto e accettati anche da ArcelorMittal nel corso del tavolo del 20 dicembre.
Il 9 gennaio il Tar di Lecce si pronuncerà sul ricorso presentato dalla Regione e dal Comune (se non lo ritirerà) contro il Dpcm del 29 settembre scorso che regolamenta il Piano Ambientale dell'Ilva che Am InvestCo, società controllata all'85% da ArcelorMittal, dovrà realizzare entro il 2023. Gli indiani stanno intanto cercando di coprire il proprio investimento in vista delle complicazioni giudiziarie. Attraverso i commissari straordinari, il colosso siderurgico ha chiesto al Mise di modificare il contratto di affitto con obbligo d'acquisto dei complessi aziendali facenti capo all'Ilva, nell'ipotesi di un accoglimento del ricorso da parte del giudice amministrativo.
AmInvestco chiede che tutti gli interventi richiesti dal Piano Ambientale vengano realizzati con fondi pubblici che Am Investco restituirebbe a vicenda legale conclusa positivamente.
Nel frattempo il ministero dello Sviluppo Economico ha già previsto e convocato i tavoli per il mese di gennaio.
Il primo di questi si terrà il 10 gennaio, proprio all'indomani della decisione del Tar. Seguiranno: il tavolo del 17 gennaio su Genova, quello del 23 gennaio sempre su Taranto e i tavoli del 30 e 31 gennaio su Genova Novi Ligure e altri siti dell'Ilva.
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