Trump: "Dalla Fed voglio tassi a zero"

The Donald: «Teste di legno». La Cina, in panne, frena i dazi

Trump: "Dalla Fed  voglio tassi a zero"

L'inesausta ossessione di Donald Trump (nella foto) si chiama Federal Reserve. Presente perfino ieri, nel giorno in cui la Cina è sembrata quasi chinare il capo in segno di resa con l'eliminazione, per un anno, dei dazi del 25% su alcune merci Usa (come farmaci antitumorali e oli lubrificanti). Fra una settimana c'è la riunione della Fed, e al tycoon prudono i polpastrelli. Così, via a una raffica di tweet contro quelle «teste di legno» (è l'ultima garbata definizione presidenziale), che scaldano la poltrona a Eccles Building. La Fed «dovrebbe abbassare i nostri tassi di interesse a zero, o anche a meno, e poi dovremmo iniziare a rifinanziare il nostro debito. La spesa per interessi potrebbe essere abbassata, allo stesso tempo allungando in modo considerevole la scadenza dei titoli. Abbiamo una grande moneta, il potere, e un bilancio».

Rispetto ai cinguettii al vetriolo delle ultime settimane, Trump alza l'asticella. Oltre alla sottolineatura sulle principali banche centrali che seguono la politica dei tassi sotto zero, mentre l'America ha un costo del denaro compreso del 2-2,25%; questa volta, viene tirato in ballo il debito pubblico a stelle e strisce, pari a 16.700 miliardi di dollari, di cui 2.600 miliardi attribuibili alla rivoluzione fiscale di The Donald. Se appare chiaro come le parole dell'inquilino della Casa Bianca preludano al lancio di un bond Matusalemme (scadenza a 50 o 100 anni), più oscuro è il riferimento al rifinanziamento del debito. Durante la campagna elettorale del 2016, Trump aveva spiegato che in caso di crisi economica avrebbe convinto i creditori ad accettare pagamenti parziali sul debito. Un'idea con una forte controindicazione: costi dei collocamenti in aumento, visto che gli investitori chiederebbero rendimenti più alti. Quest'idea è però rimasta nella testa del presidente Usa. «Gli Usa dovrebbero sempre pagare il tasso più basso - si legge in un tweet - Nessuna inflazione! È solo l'ingenuità di Jay Powell e della Federal Reserve che non ci consente di fare ciò che altri Paesi stanno già facendo. Un'occasione irripetibile mancata a causa di queste teste di legno». Un taglio di un quarto di punto dei tassi, giovedì prossimo, farà ancor più imbufalire Trump. Soprattutto se oggi la Bce allenterà le maglie monetarie.

A The Donald non basta quindi la distensione cinese.

La sospensione dei dazi su 16 tipi di merci Usa va letta come un segnale in vista del summit, previsto a ottobre a Washington, ma anche come una mossa dettata dalla necessità di stipulare in fretta un accordo per evitare altri danni a un'economia già in panne. Ulteriore conferma, il crollo delle vendite di auto in agosto (-9,9%). Ma anche l'America conta i danni: Moody's stima che il duello a colpi di dazi sia già costato la perdita di 300mila posti di lavoro.

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