Trump frena sulla Cina: "Usa non pronti a intesa"

Il tycoon convinto che Pechino dovrà cedere perché non in grado di sopportare i dazi a lungo

Trump frena sulla Cina: "Usa non pronti a intesa"

Gli Stati Uniti «non sono pronti a fare un accordo commerciale con la Cina». Nel suo perpetuo pencolare da una posizione all'altra, stavolta Donald Trump mostra la faccia cattiva dopo essere apparso, appena venerdì scorso, molto più possibilista sul deal. Fino al punto da non escludere l'inserimento nella futura intesa con Pechino di Huawei, ovvero del gruppo cinese delle tlc finito nella black list Usa. Forse in modo non del tutto casuale, The Donald ha scelto di nuovo la linea dura nel giorno in cui Wall Street era chiusa per festività. Forse per evitare reazioni negative da parte dei mercati.

L'inquilino della Casa Bianca era ieri in visita ufficiale in Giappone, dove ha fatto pressione sul premier Shinzo Abe affinchè venga trovata una soluzione per riequilibrare il disavanzo della bilancia commerciale nei confronti del Sol Levante, pari a 56,8 miliardi di dollari nel 2018. Ma l'obiettivo numero uno resta il Dragone: l'inquilino della Casa Bianca è convinto che «in futuro la Cina e gli Stati Uniti avranno un ottimo accordo commerciale, e non vediamo l'ora, perché non credo che la Cina possa continuare a pagare centinaia di miliardi di dollari in tariffe. Non credo che possano farlo».

The Donald ha di recente minacciato di applicare ulteriori dazi su 300 miliardi di prodotti cinesi destinati all'export, se non sarà presto raggiunto un accordo favorevole all'America. La Cina, tuttavia, non sembra affatto intimidita. E ha ricordato, attraverso il portavoce del ministero degli Esteri, Lu Kang, che i colloqui commerciali con gli Stati Uniti devono basarsi sul «rispetto reciproco. Abbiamo sempre affermato che le controversie tra i due Paesi dovrebbero essere risolte attraverso negoziati e consultazioni amichevoli», ha detto. Mentre il governo cinese ancora non si è pronunciato su un possibile blocco dell'export di terre rare verso gli Usa, un'altra misura di ritorsione potrebbe riguardare una nuova regola che permetterebbe di intraprendere azioni contro le aziende tecnologiche Usa presenti in Cina, se considerate una possibile minaccia per la sicurezza nazionale cinese.

La tregua di 90 giorni concessa ad Huawei, prima che scatti il divieto dei confronti del colosso del 5G di fare affari con le corporation americane, non ha abbassato le tensioni fra i due Paesi. Hu Xijin, direttore del Global Times, nonchè uno dei portavoce più accreditati del governo di Pechino, ha esortato gli Usa a far chiarezza su un aspetto cruciale.

Questo: «Sempre più cinesi ora credono che gli Stati Uniti vogliano sabotare lo sviluppo economico della Cina, non il cosiddetto commercio equo con la Cina. Il problema di Huawei ha notevolmente rafforzato tale comprensione tra i cinesi. Stiamo fraintendendo le intenzioni degli Stati Uniti? La parte americana dovrebbe spiegarlo seriamente».

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