Intesa Sanpaolo e Unicredit ieri hanno trascinato Piazza Affari. Grazie a conti trimestrali migliori delle attese le due superbanche hanno segnato un rally rispettivamente del 5,2 e del 4,4% trascinando il Ftse-Mib (+1,4%).
Si tratta di un fenomeno che ha sorpreso analisti e investitori, soprattutto considerando la congiuntura negativa che ha messo a dura prova la capacità degli istituti di credito di fare utili. E invece le squadre capitanate da Enrico Tomaso Cucchiani e da Federico Ghizzoni sono riuscite nell'impresa.
L'utile netto trimestrale di Unicredit si è attestato a 335 milioni (99 milioni il consensus degli analisti) portando il dato dei 9 mesi a 1,4 miliardi (-9,3 miliardi nel 2011 per la svalutazione dell'avviamento). Anche in questo caso il riacquisto dei titoli ibridi ha inciso per 517 milioni a fronte di un moderato incremento dei ricavi a 19,5 miliardi (+2% annuo) e un taglio dei costi del 2,9% a 11,4 miliardi per effetto di una riduzione del personale di 3.400 unità. Il Core Tier 1 di Piazza Cordusio è ok: a fine settembre si è attestato al 10,7% (10,4% a giugno).
Stesso discorso per Intesa che ha chiuso il terzo trimestre con un utile di 414 milioni (-11,9% su base annua per effetto di un maggior carico fiscale). Ma a stupire gli analisti è stato il risultato operativo di 2,27 miliardi (+45%) grazie a un ottimo andamento delle attività di trading (623 milioni, compresa una plusvalenza di 327 milioni dovuta al buy-back dei propri titoli subordinati), delle assicurazioni (195 milioni) e soprattutto grazie a un taglio dei costi scesi a 2,16 miliardi (-3%) in virtù di una riduzione del 2% alle spese per il personale e del 5,5% per quelle amministrative. Ecco perché, nei primi 9 mesi del 2012, Intesa è riuscita a raggiungere un utile 1,68 miliardi (-12,5%) e un risultato operativo di 6,77 miliardi (+17,8%), miglior performance dal 2009, a fronte di ricavi per 13,8 miliardi (+7%). A fine settembre la banca aveva un Core Tier 1 all'11,1% (10,1%) e un coefficiente Eba salito dal 10,1 al 10,3% e già in linea con Basilea III.
Questi i dati hanno portato i top banker a dare notizie positive agli azionisti. Cucchiani ha confermato un dividendo «almeno di pari entità» a quello distribuito nel 2012, mentre Ghizzoni ha ribadito che «nel nostro piano era previsto il dividendo, non ci sono ragioni per cambiare oggi». La politica di Piazza Cordusio è quella di un accantonamento pari alla media triennale delle cedole (0,97 euro).
Insomma, la liquidità derivante dalle aste della Bce ha consentito a entrambi gli istituti di ottimizzare il proprio patrimonio ricomprando i titoli ibridi (sostituendoli con altri tradizionali) e ottenendo anche plusvalenze notevoli. Dall'altro lato, la decisa azione di taglio dei costi ha ridotto per entrambe gli oneri operativi: anche se sul fronte del contenimento del personale e della chiusura di sportelli (soprattutto in Italia) entrambe dovranno lavorare. La Banca dei Territori di Intesa nell'ultimo trimestre ha difeso i profitti a quota 190 milioni, mentre Unicredit nel nostro Paese ha praticamente azzerato le perdite. La crisi continua a mordere: Piazza Cordusio ha segnato 5,1 miliardi di accantonamenti e Ca' de Sass 3,5 miliardi.
Al «supermatrimonio» antiscalate, però, nessuno pensa più. «È un'ipotesi che non c'è», ha tagliato corto Ghizzoni. Lui e Cucchiani guardano già oltre.
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